
Il concetto è di portata universale: l’arte non è di chi la produce ma di tutti coloro che hanno il piacere di ammirarla. Se guardo un film o un quadro, se ascolto musica, se leggo un romanzo, lo faccio con i miei occhi, le mie orecchie, il mio intelletto, il mio cuore, le mie esperienze. In altre parole, interpreto tutto in chiave soggettiva, rendendo unica e personale le lettura dell’opera. Ad esempio, quando scrivo “ la vita è un brivido che vola via”, mi riferisco al mio modo d’interpretare l’esistenza, a un concetto che sento in relazione al mio essere, così che i versi di Vasco sono anche miei. Il bello dell’arte è proprio questo: il suo carattere “democratico” e universale.
Il rock, il blues, il jazz, il soul, nascono dall’inquietudine, dalla rabbia, dall’insoddisfazione, dalla voglia di vivere: sensazioni trasmesse da chi le prova a chi ascolta, probabilmente con lo stesso identico stato d’animo. La Gioconda, una delle opere d’arte più famose al mondo, è immersa in un’aurea di nebbia e mistero, trasmette malinconia e dolcezza, sentimenti probabilmente propri della sensibilità di chi l’ammira. In fondo, la cultura aiuta a raggruppare i popoli in un comune sentire proprio del genere umano.