Dopo più di due anni ho deciso di riprendere a scrivere. Oggi più di allora sento il bisogno di condividere le mie idee, i miei punti di vista, le mie paure, il mio disappunto. L'Italia è un Paese in decadenza e forse l'unica cosa che ci resta è la possibilità di capire il marcio del nostro sistema politico, del nostro mercato del lavoro, della nostra economia, della nostra società.
Ho intenzione di dare un taglio più netto ai miei articoli, più politici, più schierati, più personali.
Grazie per avermi dedicato anche un minuto della vostra vita, buona lettura!






" Il pil misura qualunque cosa, tranne ciò per cui vale la pena vivere" (Bob Kennedy)

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico" (Enrico Berlinguer)


mercoledì 9 maggio 2007

Ivan Basso, un piccolo squarcio nel muro d'omertà

Ivan Basso, con le sua odierna conferenza stampa, successiva alle sue deposizioni in tribunale, squarcia il muro d’omertà che protegge il mondo dello sport, il ciclismo nello specifico. A dire il vero, le sue sono state confessioni parziali, avendo ammesso l’intenzione di utilizzare sostanze dopanti e non la concreta assimilazione delle stesse. Personalmente ho i miei dubbi, però ha comunque ammesso qualcosa e non è poco.
Ad oggi credo ci siano abbastanza elementi per affermare con certezza che tutti violano i regolamenti, abusando di farmaci proibiti. Il teorema è semplice: se gran parte dei ciclisti sono dopati, i ritmi di gara sono più elevati del normale. Segue che chi volesse rimanere “pulito”, non potrebbe competere. E’ probabile che gli atleti rimarrebbero senza contratto, qualora si opponessero. La colpa, quindi, non è loro, ragazzi ingenui, spesso scarsamente istruiti, pieni di speranze…Sono gli organizzatori che frodano, con l’appoggio delle società e dei loro medici. Sono coloro che dirigono il sistema che hanno interesse a mantenere ritmi forsennati, per lo spettacolo, il business. Sono loro che fanno finta, davanti a giornali e tv, di voler pulizia. Io credo che nel fango ci sguazzino volentieri, perché “the show must go on”, nonostante qualche squalifica “eccellente” ogni tanto.
Va precisato che gli affari del ciclismo non sono quelli di altri sport (es. il calcio), così è costante l’esigenza di tenere sempre i riflettori accesi su un grande campione, o meglio, ci vuole sempre un grande campione. E’ il Palazzo che chiede al miglior atleta del momento di andare oltre; è il Palazzo che gli chiede, forse gli impone, di drogarsi. Così è stato per Basso. Così fu per Marco Pantani, osannato dal mondo intero fino al giorno in cui, all’apice del successo, qualcuno decise di scrivere la parola fine, decise che Marco dovesse pagare per i misfatti di tutti, divenire il “capro espiatorio” di un mondo malato. L’uomo, oltre che il ciclista, da quel giorno iniziò a spegnersi lentamente, fino all’inevitabile epilogo del suicidio. L’episodio non è servito da esperienza, il “sistema” è rimasto immobile nonostante le apparenze, gli atleti vigliaccamente omertosi. La speranza è che da oggi il silenzia venga rotto, da tutti, piano piano. Il doping uccide chi lo usa, non chi ci lucra sopra. Spero che ognuno inizi a tirare fuori il carattere, per salvare se stesso, la passione dei tifosi, lo sport in genere. Quantomeno perché la storia non si ripeta…

Nessun commento: