Dopo più di due anni ho deciso di riprendere a scrivere. Oggi più di allora sento il bisogno di condividere le mie idee, i miei punti di vista, le mie paure, il mio disappunto. L'Italia è un Paese in decadenza e forse l'unica cosa che ci resta è la possibilità di capire il marcio del nostro sistema politico, del nostro mercato del lavoro, della nostra economia, della nostra società.
Ho intenzione di dare un taglio più netto ai miei articoli, più politici, più schierati, più personali.
Grazie per avermi dedicato anche un minuto della vostra vita, buona lettura!






" Il pil misura qualunque cosa, tranne ciò per cui vale la pena vivere" (Bob Kennedy)

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico" (Enrico Berlinguer)


martedì 13 maggio 2008

Nessuno tocchi Marco Travaglio!

In questi giorni è scoppiata una bufera nel mondo politico e mediatico del paese a seguito di alcune dichiarazioni del giornalista Marco Travaglio, rilasciate alla trasmissione di RAI3 Che tempo che fa?, per mezzo delle quali attaccava tra gli altri il Presidente del Senato Renato Schifani, sostenendo che avesse avuto rapporti con la mafia, guadagnandosi puntualmente una querela.
Io credo che in un paese libero e democratico come il nostro, ognuno abbia il diritto di esprimere le opinioni che ritiene opportune, per giunta neppure in campagna elettorale.
Essere un uomo potente, dal politico all'imprenditore, significa avere non solo onori e privilegi, ma anche oneri, consistenti nel prezzo da pagare per la propria posizione ed è normale che giornalisti e magistratura, controllori dei poteri forti, o danno fastidio o non stanno svolgendo bene il proprio dovere. In Italia nessuno dei due si comporta in maniera professionale ed è per questo che quando qualcuno lo fa scoppia un caos incredibile (ricordate DeMagistris?).
La cosa che più detesto in uno Stato di diritto, cioè uno Stato nel quale vige il principio d'innocenza fino a prova contraria, è il principio del garantismo, la grande bugia utilizzata dai "servi del potere" per salvare il proprio posto di lavoro. Essere garantisti significa non esprimere giudizi contro qualcuno fin quando i processi non siano conclusi ed è modo di fare illogico.Per due motivi: innanzitutto non credo nella giustizia ufficiale, in quanto i potenti sono tali proprio perché riescono a fare il comodo loro senza essere condannati (si vedano i vari Berlusconi o Andreotti); il secondo motivo è che i processi in Italia durano talmente tanto che non posso aspettare 20 anni per insultare uno che secondo me è un mafioso. Io preferisco centomila volte rischiare di accusare qualcuno che potrebbe rivelarsi innocente piuttosto che far passare tutto sotto silenzio. Sono del parere che chi è potente deve pagare a prescindere, solo per il fatto di essere potente! Noi che non contiamo nulla chi siamo, gli stronzi che stiamo a guardare e applaudire chi vive da Dio? Non ci sto...
E badate che non parlo di morale, parlo di un paese in cui chi sta al governo pensa solo ai suoi interessi disinteressandosi della collettività, dove per raggiungere posizioni importanti dovrei essere o ricco, per potermi permettere le migliori università private e i migliori Master, o raccomandato, cioè dovrei provenire da determinate famiglie. In caso contrario resterò sempre una comparsa, e io personalmente non accetto di essere una comparsa...
E allora mi danno fastidio tutti coloro che esprimono solidarietà al Presidente del Senato, che ha già tanto dalla vita e qualche problema ogni tanto non gli farà certo male... e giù le mani da chi interpreta il malcontento popolare verso un sistema ormai scivolato sempre più nel ridicolo.

giovedì 8 maggio 2008

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più...

Ieri, mercoledì 7 maggio, il leader del Popolo della Libertà Silvio Berlusconi, avendo vinto le elezioni politiche del 13 e 14 aprile, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'incarico di formare il nuovo governo.
"Ancora tu, non mi sorprende lo sai. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? E come stai? Domanda inutile. Stai come me e ci scappa da ridere". Iniziava così una celebre canzone di Lucio Battisti, dedicata ad una donna, che tuttavia posso inoltrare al nostro amato/odiato (a seconda dei punti di vista) presidente. E così, un uomo che era dato per finito circa 50 volte negli ultimi anni, si è presentato al Quirinale per ricevere l'incarico di governare il paese, dopo di che ha diramato la lista dei nuovi ministri.
E si, ancora lui, piaccia o meno siamo davanti a un fuoriclasse. Uno che si è candidato 5 volte (cosa che non avviene in nessun paese civile) e ha vinto, praticamente sempre. Nel '94, '01 e '08 sicuramente, ma anche nel '96 quando perse solo a causa della contemporanea assenza della Lega Nord da una parte e presenza di Rifondazione comunista dall'altra, nonché nel '06, quando ottenne un sostanziale pareggio nella sfida contro l'Unione condotta da Romano Prodi. In poche parole, questo qui vince sempre, facciamocene una ragione. Siamo in Italia, l'Italia di Berlusconi, sarà dunque il caso di imparare qualcosa da lui in tema di comunicazione anziché limitarsi a criticarlo, se è vero com'è vero che sul "nulla" che propone ottiene una percentuale di vittoria, come detto prima, prossima al 100 %.
In ogni caso, questa è la lista di coloro che, nel bene o nel male (temo quest'ultima cosa...opinione personale, hihi), determineranno i destini della Repubblica Italiana per i prossimi 5 anni:


Ministri con portafoglio


Economia: Tremonti Giulio (Pdl, ex FI)

Grazia e Giustizia: Alfano Angelino (Pdl, ex FI)

Affari Esteri: Frattini Franco (PDl, ex FI)

Affari Interni: Maroni Roberto (Lega Nord)

Difesa: La Russa Ignazio (Pdl, ex AN)

Istruzione, università, ricerca: Gelmini Maria Stella (Pdl, ex FI)

Beni culturali: Bondi Sandro (Pdl, ex FI)

Welfare: Sacconi Maurizio (Pdl, ex FI)

Infrastrutture: Matteoli Altero (Pdl, ex AN)

Ambiente: Prestigiacomo Stefania (Pdl, ex FI)

Sviluppo Economico: Scajola Claudio (Pdl, ex FI)

Politiche Agricole: Zaia Luca (Lega Nord)


Ministri senza portafoglio

Riforme: Umberto Bossi (Lega Nord)

Semplificazione: Roberto Calderoli (Lega Nord)

Attuazione programma: Gianfranco Rotondi (Pdl, ex Nuova Dc)

Politiche comunitarie: Andrea Ronchi (Pdl,ex AN)

Pari opportunità: Mara Carfagna (Pdl, ex FI)

Affari regionali: Raffaele Fitto (Pdl, ex FI)

Politiche giovanili: Giorgia Meloni (Pdl, ex AN)

Rapporti con parlamento: Elio Vito (Pdl, ex FI)

Innovazione: Renato Brunetta (Pdl, ex FI)

Fin qui i nomi, che dire...non molto visto che molti di loro non sono esattamente notissimi al grande pubblico, essendo spesso al primo incarico governativo. Comunque qualche osservazione, più o meno ironica, mi sembra possibile: noto Ignazio La Russa Ministro della Difesa, niente male per un ex-fascista e portavoce di una visione "virile" e maschilista della società. A me dà l'impressione del "sergente di ferro stronzissimo" di full Metal Jacket, di conseguenza non poteva dirigere altro che le forze armate. Poi "Zio Fester" Sandro Bondi, Ministro della Cultura, un po' come affidare a Jessica Rizzo il Ministero della Verginità!!! Su Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo Economico, ricordo i precedenti da Ministro dell'Interno. Responsabile della discussa gestione del G8 di Genova nel 2001, dimessosi dopo alcune dichiarazioni "equivoche" su Marco Biagi nel 2003. Roberto Calderoli, Ministro della Semplificazione, ovvio incarico per un ritardato mentale...chi più di lui necessità di semplificazione?!! Bossi alle Riforme mi inquieta non poco, poiché sappiamo benissimo che per lui esiste una sola riforma possibile: il federalismo, e su quello investirà tutte le sue residue energie. Tra l'altro è insopportabile sentirlo parlare con quel filo di voce e quel rantolo alla gola, mi chiedo perché non si sia ritirato a vita privata dopo tutti i problemi di salute che ha avuto (..purtroppo lo so, era una domanda retorica). Su Mara Carfagna, Ministro delle Pari Opportunità, oltre all'indiscutibile bellezza, politicamente non saprei che dire. Sono poco informato io, oppure lei non ha mai fatto nulla di rilevante? ai posteri l'ardua sentenza. Andrea Ronchi, Ministro delle Politiche Comunitarie, è uno dei personaggi più rissosi tra i telepolitici, cioè gli ospiti quasi fissi delle trasmissioni stile "Porta a Porta". Ha proprio il giusto "aplomb britannico" per fare il ministro! Infine mi sorprende, anche se non più di tanto, l'assenza del Ministero delle Telecomunicazioni, probabilmente perchè sono tutte nelle mani del "Grande Capo". Come si è visto non ho fatto un'analisi nè seriosa, nè tecnica, ma come avrai potuto con questa "gente"? Dunque, questi i nomi. Dalle mie parti si direbbe "Massa di Cingiuni"...che Dio, o chi per lui, ce la mandi buona...

lunedì 5 maggio 2008

Un cancro chiamato "assistenzialismo statale"

Negli ultimi tempi, in Italia, il dibattito politico ha riservato grande rilievo alla sorte della compagnia aerea nazionale, da anni in passivo e costantemente sull'orlo del fallimento. Dopo voci su improbabili trattative con Air France o fantasiose cordate d'imprenditori italiani, alla fine il governo Prodi, su richiesta di Berlusconi, stanzia 300 milioni per un prestito (o meglio regalo...) ponte per Alitalia. Soldi dei contribuenti (cioè nostri!) che sappiamo già che non torneranno indietro, e che forse serviranno a salvare Alitalia dal fallimento.
Il fatto è che qui non si tratterebbe di un aiuto di stato ma di un vero e proprio suicidio, uno spreco di danaro pubblico, visto e considerato che dare dei soldi in questo momento ad Alitala, in assenza di un serio piano industriale di risanamento della compagnia, significherebbe bruciare quei soldi. Quindi fallimento dell'intera classe politica nonché dei sindacati e probabilmente anche della classe imprenditoriale. Ma io non sono un economista e non mi addentrerò oltre nelle questioni finanziarie. Quello che però mi preme sottolineare è che quei soldi probabilmente saranno sottratti alla ricerca scientifica, e questo è il punto.
Un paese moderno, civile e democratico, senza ricerca non va da nessuna parte. Non mi riferisco alla ricerca di base (quale potrebbe essere per esempio quella in campo medico o sanitario), avente come obiettivo primario l'avanzamento della conoscenza di una determinata disciplina, la quale è comunque fondamentale; alludo invece alla ricerca applicata, svolta allo scopo di trovare soluzioni pratiche e specifiche e il cui obiettivo primario è lo sfruttamento della conoscenza a fini pratici, normalmente di tipo descrittivo e basata su precedenti ricerche di base ed eseguita in ambiente industriale o universitario.
Spesso, durante le varie campagne elettorali, i candidati parlano spesso di tasse, utilizzando espressioni tipo "noi ridurremo dequà", "voi avete alzato dellà" (ogni riferimento alle ultime elezioni politiche è puramente...voluto), tralasciando che la coperta è corta, cioè che se togli danaro da una parte lo devi fare rientrare dall'altra e viceversa. In poche parole, il benessere del cittadino e l'economia statale cambiano poco, sia con tasse alte che con tasse ridotte. Di conseguenza l'unico modo per incamerare più soldi nelle casse dello stato e far girare più velocemente l'economia è l'aumento della produttività, che non penalizza il mercato del lavoro, che al contrario agevola aumentando i profitti delle aziende.
Tutto questo è possibile attraverso il cervello di chi ce l'ha e ha studiato per metterlo a disposizione della collettività, che stando così le cose non sarà mai quella italiana bensì di qualunque altro paese sia disposto ad investire in innovazione e ricerca.

domenica 4 maggio 2008

Un ode alla vita per un futuro migliore

Lascio per un attimo da parte la politica per pubblicare una poesia che mi piace molto e della quale condivido praticamente ogni rigo. La sua storia è controversa...iniziò a girare su internet qualche anno fa, erroneamente attribuita a Pablo Neruda, il quale però non l'ha mai scritta né pubblicata. Pensate che persino l'ex ministro Mastella (ministro, avete capito bene, capita anche questo in Italia...), durante il suo discorso in parlamento attraverso il quale rassegnava le dimissioni dal governo, lesse questa poesia sostenendo fosse di Neruda. Il bello è che nessuno ci ha fatto caso!
Comunque la poesia è di una scrittrice e giornalista brasiliana, Martha Medeiros e vi invito a leggerla tutta, è molto bella nonostante i concetti espressi possano apparire un po' banali.


Lentamente Muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,chi e’ infelice sul lavoro,chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,chi non legge,chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita’.

(Martha Medeiros)

sabato 3 maggio 2008

Berlinguer si starà rivoltando nella tomba!!

Qualche giorno fa, precisamente lunedì 28 aprile, a Montecitorio e a Palazzo Madama, per l'inizio della XVI legislatura, si è insediato il nuovo parlamento. L'elemento di maggiore discontinuità rispetto al passato è l'assenza di un gruppo parlamentare collocato all'estrema sinistra dell'aula, per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana. La sinistra-sinistra è scomparsa e non può non esserci una ragione a tutto questo.
Innanzitutto la responsabilità va imputata all'incompetenza personale dei dirigenti partitici affiliati alla "Sinistra Arcobaleno" (Comunisti Italiani, Verdi, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica). Io non ho il diritto di giudicare nessuno, però se escludiamo Bertinotti, comunque non esente da colpe, resta davvero il vuoto più assoluto. Da Diliberto che voleva riportare in Italia la salma di Lenin a Pecoraro Scanio che sapeva solo dire "no" senza proporre soluzioni alternative, passando per Giordano che non aveva ancora capito che il muro di Berlino era crollato nel 1989, portandosi con se l'ideologia comunista.
Premesso ciò, proseguo con un'osservazione più sottile, diciamo più tecnica: la sinistra radicale italiana non ha ancora risolto la sua contraddizione interna, la sua ambiguità che non la porta a configurarsi né come partito di governo né come partito d'opposizione. Mi spiego meglio...
Nel momento in cui un partito decide di essere filo-governativo, mette da parte le sue idee più radicali, smussa gli angoli più spigolosi del proprio pensiero, si piega a inevitabili compromessi propri della classe dirigente di un paese democratico. Se, viceversa, vuole essere un'opposizione, allora più mantenere la propria ortodossia ideologica, scevra da ogni concreta responsabilità. Negli ultimi anni in cui la sinistra è stata in maggioranza (XIII legislatura '96-'01, XV legislatura '06-'08), l'ala più radicale della coalizione non ha mai risolto nettamente questa contraddizione.
Nel momento in cui degli esponenti di maggioranza, se non addirittura dei ministri, andavano in piazza per manifestare contro il governo di cui facevano parte, cioè contro loro stessi, è chiaro che dimostravano agli occhi del mondo di non contare nulla. Allora l'elettore che aveva dato loro fiducia pensava: "ma allora che ce stanno a fa?". Quest'esempio permette di capire come mai abbiano perso molti voti a causa dell'astensionismo di un'elettorato evidentemente deluso e spiega anche perché il partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, non abbia potuto allearsi con loro (pena la perdita di credibilità) e abbia conseguentemente portato loro via dei voti con la formula del "voto utile", cioè quel voto finalizzato alla competizione elettorale.
Al di là di queste considerazioni più o meno azzeccate, ciò che rimane è la scomparsa dal paese della sinistra più sinistra, con buona pace della memoria di Berlinguer, che valutando i suoi eredi si starà rivoltando nella tomba...

venerdì 2 maggio 2008

Che Italia è?

Il 14 aprile 2008 Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni politiche italiane, ottenendo per la terza volta (dopo il '94 e il 2001)l'incarico di formare il governo.
L'alta percentuale con la quale l'attuale premier ha sconfitto il suo rivale (intorno al 46,8% contro il 37,5% alla camera,47,3 contro il 38% al senato; dati del "Ministero affari interni")induce a credere ad un plebiscito. Ma perché?
La prima ragione è rintracciabile sicuramente in un basso livello medio culturale del popolo italiano, il quale ha indotto gran parte della popolazione a volersi identificare nell'uomo di indiscutibile carisma e successo rappresentato da un personaggio che è diventato proprietario di qualunque cosa, dal mondo del calcio a quello dell'editoria, dalle assicurazioni alla politica.
Dirette conseguenze di questa superficialità sono l'incomprensione dei discorsi del leader democratico Walter Veltroni e il difetto di comunicazione del Governo Prodi. Infatti discorsi "soft" del primo, incentrati su riformismo, stile e solidarietà sociale, credo siano risultati troppo colti per un popolo che oltre a concetti tipo "meno tasse per tutti" o "fuori gli immigrati, città più sicure", non sanno andare. Il secondo, invece, nei due anni di governo ha alzato le tasse senza spiegarne il motivo, cioè che le casse dello stato dovevano essere reintegrate a causa di un elevato debito lasciato in eredità dal governo precedente, non a caso presieduto dallo stesso Berlusconi. Questo difetto di comunicazione si è rivelato uno straordinario assist per le argomentazioni dello schieramento avverso.
Tuttavia non è solo questo, c'è dell'altro. Credo che la sinistra italiana continui a pagare quel complesso di superiorità che spesso l'ha portata a cocenti delusioni, di conseguenza sarei un analista politico superficiale se riducessi le ragioni di una sconfitta solo all'ignoranza dell'italiano medio. La verità è che il popolo guarda molto più avanti della politica, nonostante ne capisca poco, forse proprio per questo...detto in poche parole, la gente vuole risposte concrete a problemi reali!!! Il "Popolo della libertà" e la "Lega Nord"hanno interpretato il malessere generale puntando su questioni pragmatiche, quelle citate prima, ovvero denaro(diminuire le tasse) e sicurezza (politica dell'immigrazione).
Personalmente credo che le soluzioni proposte dal centro-destra non siano adeguate a risolvere i problemi del paese ma sono state, comunque, abbastanza chiare da essere recepite da coloro che si sono recati alle urne. La destra è al governo, Belurlusconi vince ancora e noi pseudo-intellettuali di centro-sinistra continuiamo ancora a sentirci superiori alla maggioranza del paese...magari per perdere nuovamente tra cinque anni.