Dopo più di due anni ho deciso di riprendere a scrivere. Oggi più di allora sento il bisogno di condividere le mie idee, i miei punti di vista, le mie paure, il mio disappunto. L'Italia è un Paese in decadenza e forse l'unica cosa che ci resta è la possibilità di capire il marcio del nostro sistema politico, del nostro mercato del lavoro, della nostra economia, della nostra società.
Ho intenzione di dare un taglio più netto ai miei articoli, più politici, più schierati, più personali.
Grazie per avermi dedicato anche un minuto della vostra vita, buona lettura!






" Il pil misura qualunque cosa, tranne ciò per cui vale la pena vivere" (Bob Kennedy)

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico" (Enrico Berlinguer)


martedì 29 maggio 2007

La luce in fondo al tunnel. Che il pallone torni a rotolare...

Questo articolo è dedicato a tutti gli appassionati di calcio. A tutti coloro che negli ultimi anni avevano visto svanire il proprio entusiasmo, che le domeniche si annoiavano a seguire campionati sempre più squallidi. Beh…credo che l’agonia sia finita.
C’era una volta la serie A, nota come il campionato più bello e prestigioso al mondo. Poi, un giorno, alcune grandi squadre si svegliarono la mattina accorgendosi di avere qualche debito di troppo. La crisi economica colpì la Fiorentina, che fallì e venne retrocessa in C2, nonché la Roma che fu costretta a smantellare il proprio organico, divenendo una “Rometta”. Contemporaneamente i crack Cirio e Parmalat distrussero due squadre da queste finanziate, la Lazio di Cragnotti e il Parma di Tanzi. Qualche anno dopo fallirono anche Napoli e Torino, oltre al Genoa spedito in serie C per motivi disciplinari. In questo quadro rimanevano solo 3 squadre ad alti livelli: Juve, Milan, Inter. La iniqua distribuzione dei diritti televisivi, inoltre, faceva si che queste si arricchissero smisuratamente più delle altre 17 che partecipavano al campionato. Di conseguenza diventavano sempre più forti e, grazie alla Champions League, impinguavano le proprie casse ulteriormente, dilatando sempre più la forbice con le altre squadre. In questo contesto già noioso è intervenuta Calciopoli, la quale ha eliminato Juve e Milan, lasciando solo l’Inter a giocarsi lo scudetto. Chiunque abbia un minimo di sale in zucca si sarà schifato di tutte le feste che i nerazzurri stanno facendo. Dopo questo mio discorso, vi sarà chiaro che il calcio italiano è diventato una farsa e che vincere una gara correndo da soli non è il massimo della vita. Il tricolore dell’Inter non vale nulla, perché non è esistito il campionato…
Tranquilli, forse sta arrivando la luce alla fine del tunnel. L’anno venturo tornerà la Juve, anche se non ai livelli di un tempo ma tornerà. Milan e Fiorentina saranno rinforzate e non penalizzate. Roma e Lazio potranno essere competitive grazie ai soldi della Champions, Napoli e Genoa quasi sicuramente torneranno in serie A. Insomma…si torna a giocare sul serio. Visto che il movimento calcistico nostrano è campione del Mondo e d’Europa, è indispensabile che abbia un campionato all’altezza. Che poi il Palazzo sia un letamaio, questo è noto, però è un altro discorso. Ora sto parlando di calcio giocato e forse dall’anno prossimo non ci addormenteremo più davanti al televisore!

sabato 26 maggio 2007

Attenzione! La storia si sta ripetendo...

Intervenendo all’annuale assemblea di Confindustria, il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha criticato l’attuale sistema politico denunciandone la debolezza, interpretando così il pensiero di gran parte dell’opinione pubblica, stufa dei soliti personaggi e sempre più distante dalla politica. Stessa idea, qualche giorno fa, la espresse il vice-presidente del consiglio e ministro degli esteri D’alema, uno che non parla mai a sproposito. Segue che forse qualcosa di vero ci sarà…
Sarebbe facile il paragone con la debolezza istituzionale dei primi anni novanta, quella che portò al collasso della prima repubblica e alla nascita del sistema partitico bipolare attualmente in vigore. Tuttavia, tra i due periodi, vi è una differenza sostanziale: allora il Palazzo stava perdendo credibilità a causa degli scandali giudiziari legati al finanziamento illegale dei partiti, noto come tangentopoli. Quindi il problema nasceva dalla disonestà della classe politica. Oggi la mancanza di fiducia scaturisce da una semplice e banale incapacità professionale, intellettuale e comunicativa. In altre parole, i nostri parlamentari sono un “branco di capre”. Non lo dico solo io ma credo sia una sensazione unanime.
Oggi come allora, di questo vuoto sembra volersene giovare qualcuno. Infatti le esternazioni di Montezemolo, secondo molti, non sarebbero casuali bensì sottenderebbero un progetto di partecipazione attiva in politica, una “discesa in campo”. Oggi come allora, un imprenditore si propone come l’uomo nuovo, quello esterno al sistema che nel sistema vorrebbe entrare, a parole per migliorarlo. All’epoca quell’ imprenditore fondò un partito, vinse le elezioni e divenne premier. Oggi che quello lì comincia ad avere una certa età, si appresta a prenderne il posto uno simile a lui, che fa il suo stesso mestiere e che la pensa come lui. Ha solo qualche anno di meno. La formula gattopardiana del “tutto cambia affinché nulla cambi” sembra come non mai pertinente. Potrei sbagliarmi, ma la sensazione è che la storia si stia ripetendo. Siamo sicuri che sia un bene per il Paese?

giovedì 24 maggio 2007

Un'occasione per dimostrare equilibrio e professionalità

In alcuni articoli precedenti ho parlato di Chiesa, libertà d’opinione, informazione, disinformazione, democrazia. E’ scoppiato un caso che racchiude in sé tutti questi temi. Protagonisti: la RAI, Michele Santoro e la CEI. Oggetto del contendere, un video sui preti pedofili girato dalla BBC e acquistato dalla tv di stato italiana al fine di trasmetterlo nell’ambito del programma giornalistico anno zero.
Innanzitutto va sottolineata la fonte:bbc, una delle emittenti più professionali e prestigiose al mondo, per molti un esempio di giornalismo. Segue che, pur non avendo visto il servizio, non dubito della sua qualità e onestà intellettuale, ragion per cui credo che debba essere trasmesso. Tuttavia c’è un però, quello relativo alla natura della trasmissione: Santoro è decisamente di sinistra, cosa concessa a un giornalista solo a patto che dichiari esplicitamente la propria parzialità, al fine di non distorcere disonestamente l’idea di chi ascolta o legge o vede. Lui lo fa, però in questo caso dovrebbe stare particolarmente attento data la delicatezza del tema. Dovrebbe,cioè, sforzarsi di essere più equilibrato possibile e di garantire un dibattito davvero pluralista, affinché una seria inchiesta sociale non si trasformi in uno sterile attacco anticlericale. Per quanto riguarda gli esponenti ecclesiastici, credo che debbano essere i primi ad appoggiare questo progetto al fine di evidenziare le “mele marce” e prenderne le distanze.
Sono, dunque, favorevole alla messa in onda del servizio a condizione che la libertà d’opinione rispetti il limite del buon senso di cui parlai già in precedenza, in questo caso evitando attacchi e strumentalizzazioni. Se le due parti (Chiesa e giornalisti del programma) sapranno mantenere una posizione netta ma leale, credo che questa storia gioverà ad entrambe. Spero non si lascino sfuggire un occasione per ripulire la propria immagine, spesso sporcata da un po’ di presunzione fuori dalle righe.

martedì 22 maggio 2007

Un velo di scetticismo copre il governo Prodi

Ecco i risultati del sondaggio Il Governo Prodi sta migliorando l'Italia?:
si 17%
no 60%
non so, è presto per dirlo 9%
si, ma potrebbe fare di più 10%
no, ma non c'è alternativa 3%

Allora i lettori di questo blog sono militanti di destra? No, non credo, quantomeno non tutti. Resta però da giustificare un’avversione così schiacciante all’attuale governo in carica.
Considerando l’ovvio dissenso dei "berlusconiani", credo che le critiche arrivino anche da sinistra. Sicuramente quella radicale, delusa da troppa moderazione. Credevano di votare Zapatero e si sono ritrovati Mastella, giusto per fare un nome. I Dico sono ancora da definire, le missioni militari confermate e rinvigorite, il partito maggioritario si è trasformato da democratico di sinistra in democratico.
Gli altri elettori dell'unione sono forse rimasti delusi da un inizio tentennante, causato da un coro troppo polifonico per permettersi qualche assolo incisivo. In altre parole, ha prodotto poche e annacquate riforme.
Personalmente ho votato la terza opzione, quella che concede ancora un po’ di tempo, poiché credo che il lavoro sia lungo e farraginoso. E’ vero che nei precedenti articoli ho espresso pessimismo per tutto il sistema politico italiano a causa della sua natura oligarchica e antiquata, però al momento il Paese ha bisogno di stabilità e quindi spero che il governo duri. In futuro, magari con un'altra legge elettorale e qualche nome nuovo, forse avremo qualcosa di meglio.

sabato 19 maggio 2007

E se il suffragio universale non fosse così democratico come crediamo?

Pensando all’incompetenza politica di alcuni recenti primi ministri, come Bush o Berlusconi, o al proliferare di candidature inopportune, come quelle di attori, sportivi, “soggetti improbabili” vari, mi viene da concludere che forse il suffragio universale, conquista essenziale di tutte le democrazie moderne, non sia poi così efficace al fine di una corretta amministrazione della polis. Infatti, premesso che ogni cittadino abbia diritto di scegliere i propri rappresentanti, siamo proprio sicuri che chi vota lo fa coscientemente? Siamo proprio sicuri che l’intero elettorato sappia davvero per chi vota, quando vota? Siamo proprio sicuri che il popolo sappia chi possa veramente soddisfare i propri bisogni e migliorare la propria vita? Io credo di no. Basta fare qualche statistica per realizzare che una porzione minoritaria della popolazione legge i giornali, che i libri spesso fungono da soprammobile e che a laurearsi siano relativamente in pochi, nonostante un recente innalzamento numerico. Il punto è che, su sessanta milioni di abitanti, sono pochi quelli che hanno competenze in politica economica, politica estera, politica sanitaria,ecc. Sono convinto che le preferenze elettorali degli italiani passino per Porta a Porta e trasmissioni del genere. Vince chi appare di più, chi ostenta una maggiore preparazione, chi risulta più simpatico e/o popolare. Negli USA vinse Bush in quanto "cafone bifolco" come gran parte degli americani medi. In Italia, Berlusconi solo perché era già conosciuto in altri campi. Vi pare che uno che non ha mai fatto politica in vita sua, senza esperienza, diventi subito Premier? A me no. Come non mi piace che vengano eletti personaggi come Gardini, Carfagna, Caruso, Luxuria, ecc. Nulla di personale, ma credo che il parlamento debba essere il meritato aprrodo dopo anni di studi, fatica, carriera, preparazione. Non è mica un bar…
E’ chiaro che limitare il diritto di voto significherebbe eleggere persone che agirebbero nell’interesse di pochi e non di tutti. Ma siamo proprio sicuri che non lo stiano già facendo? In politica comandano solo i dirigenti di partito, poi gli altri fanno numero, così che non esiste un vero dibattito parlamentare, una vera dialettica tra idee diverse. Forse la democrazia rappresentativa è la maschera di un’oligarchia latente. Forse la democrazia nel 2007 non esiste ancora. Certo sempre meglio che dittature, regimi militari o religiosi, ma sono convinto che si possa fare di più, si debba fare di più. Magari se tutto l'elettorato iniziasse a leggere e informarsi di più.

giovedì 17 maggio 2007

Il buon senso come limite alla libertà d'opinione

L’università di Teramo è al centro di polemiche relative all’invito, da parte del prof. Moffa, di un noto intellettuale francese di nome Faurisson. Egli è attualmente capofila del negazionismo internazionale, movimento culturale con cui si indicano le teorie revisioniste, secondo cui l'Olocausto sarebbe stato assai più ridotto di quanto la storiografia dominante ritenga, o addirittura non sia mai avvenuto. In Francia, a causa delle sue posizioni, è stato interdetto dall'insegnamento e da ogni mezzo di comunicazione di massa. A Teramo, il consiglio di facoltà ha ufficialmente diffidato Moffa, il quale dichiara però che consentirà ugualmente al collega di tenere la sua conferenza, in nome del diritto d’espressione. Io disapprovo. Premesso, infatti, che la libertà d’opinione sia fondamentale per ogni Paese civile e democratico (vedi art. 21, costituz. italiana), credo che nella vita ci siano dei limiti a tutto. Delle colonne d’Ercole oltre le quali questo diritto degenera in sterile provocazione. Non mi si dia del censore, ma credo che ogni cosa debba sempre essere guidata dal buon senso. Ci sono dei temi che non possono essere messi in discussione. Cancri come la pedofilia, la mafia, il satanismo( giusto per fare qualche esempio), devono essere trattati unilateralmente, con una posizione di ferma condanna. Così l’Olocausto. Lo sterminio degli Ebrei è una piaga nella storia dell’Europa Contemporanea, non ci possono essere dubbi. Che poi qualcuno lo neghi solo per inveire contro Israele, è la prova che ne fa un uso strumentale ed estraneo da finalità scientifiche.
Tutti hanno il diritto di dire ciò che vogliono ma nessuno può calpestare valori imprescindibili per ogni persona civile. Ragionare un po’ sulle proprie tesi, non sarebbe un’idea sbagliata. Una recente canzone italiana recita: “prima di parlare pensa!”.

Dove giocherà, l'anno prossimo, Gigi Buffon?

“Gigi Buffon, resta con noi!”, cantano i tifosi della Juventus. Il calciatore in questione è uno dei più forti portieri della storia del calcio, sicuramente il migliore del momento. E’ un campione del mondo, è un trascinatore, è un ragazzo serio. Ovvio, quindi, che tutti desidererebbero averlo nella propria squadra. Una sua eventuale cessione, tuttavia, sarebbe auspicabile sia per la Juve che per Buffon. La prima, infatti, ha bisogno di denaro per ricostruire la squadra, il secondo desidera (giustamente) giocare la Champions League, possibilmente con una squadra forte e blasonata. Non è detto, però, che lasci Torino. E’ paradossalmente prigioniero della propria bravura: affinché non venga svenduto, il valore suo cartellino non può scendere sotto i 55/60 milioni di Euro. Inevitabile, quindi, che gli acquirenti siano pochi. Io provo a ipotizzare una sua possibile destinazione (vediamo quanto capisco di calcio…). In Italia ci sarebbero Milan e Inter. Entrambe hanno rinnovato il contratto al proprio portiere, quindi sarebbero da escludere. Tuttavia, la prima nutre qualche dubbio sull’affidabilità del suo estremo difensore, la seconda ha soldi da spendere e notoriamente ragiona poco prima di aprire il portafoglio. All’estero ci sarebbero solo 4 squadre con le possibilità economiche per acquistare Gigi. Real Madrid, che però ha già Casillas, il quale è un simbolo della sua squadra giocandoci da tanti anni ed essendo uno dei migliori portieri al mondo, nonché madrileno. Il Barcellona ha Valdes, portiere tecnicamente normale ma catalano. Sappiamo quanto in Catalogna tengano alla propria terra, quindi è difficile che si muova di lì. Lasciamo la Spagna per l’Inghilterra. Nel Chelsea gioca Cech, il migliore dopo Buffon. Il Manchester, invece, ha in Van der Sar un portiere mediocre, quindi potrebbe aver bisogno di coprire questo ruolo. Le possibili soluzioni terminano qui, poichè altri club, in questo momento, non potrebbero permetterselo.
La mia previsone è: se va via dalla Juve approda quasi sicuramente al Manchester. Il quasi si giustifica dall’ipotesi che non voglia emigrare, visto che si dichiara politicamente nazionalista. In quel caso andrebbe al Milan. Quindi 70% Red Devils, 30% Rossoneri. Se volete scommettere, fatelo in base a queste indicazioni. Se poi vincete, mentre ritirate i soldi ricordate di dover essere grati al sottoscritto!!

mercoledì 16 maggio 2007

La "brillante" idea dell'indulto

A distanza di mesi dalla sua approvazione, l’indulto è sempre d’attualità. Infatti sono molti coloro che, beneficiato dell’ improvvisa libertà, sono tornati a delinquere. Sono profondamente convinto dell'insensatezza di questa legge. Capisco la motivazione ufficiale ma non l’approvo. Dato che le carceri erano estremamente sovraffollate e la pena diveniva, per questo, sproporzionata al reato, nacque l’idea di sfoltirle con un gran numero di scarcerazioni. Il provvedimento fu approvato trasversalmente: dalla destra per favorire alcuni inquisiti “eccellenti” (es. Previti), dalla sinistra per un buonismo insito negli elettori più ideologizzati. E così l’autorità dello Stato è svanita. Inoltre, i processi in corso, pur dovendosi celebrare, divengono inutili perché impossibilitati a comminare sanzioni. Nei precedenti post, ho spesso sottolineato il valore della legalità, concetto senza colore se non quello di ogni democrazia. Io detesto la demagogia e credo che farsi impietosire allorché qualcuno infranga le leggi, sia un messaggio pericoloso per gli equilibri del Paese. E’ vero che la legge non è uguale per tutti, tant’è che condanna solo i poveri disgraziati laddove “altri”, in un modo o nell’altro, mantengono la propria libertà. Tuttavia, aprire le porte lo trovo eccessivo. Come detto, è stato firmato da entrambe le fazioni, quindi la dialettica politica non appartiene al discorso. Questa legge dimostra semplicemente un’ assoluta incompetenza dei politici italiani, nonché dell’attuale ministro della giustizia, Clemente Mastella. Tra l'altro, non mi risulta abbia prodotto la tanto sbandierata ristrutturazione del sistema carcerario. La verità è che in Italia impera il dilettantismo, al punto che nessuno ha valutato la cosa più ovvia: se una persona delinqueva prima, non avendo cambiato la propria posizione socio-economica durante il carcere, ottenuta la libertà non avrà altra scelta che riprendere la vita di prima.
Spero che i nostri parlamentari la prossima volta contino fino a 10 prima di prendere certe “brillanti” decisioni…

martedì 15 maggio 2007

Un malcostume che genera equivoci e veleni

Archiviata la lotta per lo scudetto ancora prima che iniziasse il campionato, stabilite le squadre che parteciperanno alla prossima champions league, l’attenzione si concentra ora sulla lotta per non retrocedere. Per la cronaca, con Ascoli e Messina già in B, l’ultimo biglietto x l’inferno se lo giocano Chievo, Reggina, Torino, Livorno, Parma, Cagliari, Siena, Catania. I calcoli di classifica sono più complessi di un esame di astrofisica ed è qui che emerge il malcostume tipico italiano. A questo punto della stagione, infatti, ogni anno assistiamo a molte partite tra squadre assuefatte dal raggiungimento del proprio obiettivo contro altre che si giocano tutto. I risultati si falsano,le polemiche e i veleni nascono di conseguenza. Mi chiedo se sia possibile che professionisti affermati e strapagati non abbiano l’obbligo di onorare i propri impegni fino alla fine. Sinceramente, non capisco come si faccia a parlare di stimoli quando i calciatori non scendono in campo per divertirsi bensì per lavorare. Forse a questi “signorini” qualcuno dovrebbe ricordare che il calcio, per loro( purtroppo non per me, sapete che vita altrimenti…), è un lavoro. Giocare 90 minuti al 100% delle proprie possibilità è un dovere professionale, morale, mediatico. Invece, assistiamo sempre a partite quantomeno “equivoche”, a causa delle quali c’è chi potrebbe farsi molto male…non raggiungendo il proprio obiettivo per colpa di superficialità e buonismo, purtroppo sempre dietro l’angolo nel mondo del calcio e non solo.

domenica 13 maggio 2007

L'ipocrisia dell'istituzione ecclesiastica

Ho già parlato della strumentalizzazione che il Vaticano ha fatto del ruolo della famiglia. Mi vengono in mente altre situazioni in cui i valori propugnati da Gesù Cristo non abbiano trovato riscontro nelle politiche cattoliche. Innanzitutto, il Cristianesimo mette al centro della propria dottrina la pace universale. Tuttavia, non ricordo una parole fosse una, pronunciata da qualche cardinale circa l’intervento militare in Afghanistan piuttosto che in Iraq o in Libano. Probabilmente non avrebbero avuto un tornaconto economico, quello che hanno nel promuovere le scuole private. I cristiani dovrebbero essere tutti uguali, però la Chiesa spesso dichiara che dovrebbero essere stanziati più soldi alle scuole in cui ci vanno in pochi(ma gestite dal Vaticano) a scapito della scuola pubblica. Una “carognata” che certo non può far piacere a chi sinceramente crede nelle dottrine evangeliche. Inoltre mi risulta che lo stesso Vaticano sia ricchissimo ma i soldi non vengono ridistribuiti tra i fedeli, quindi cade anche la tesi della grande famiglia dei figli di Dio. E i partiti? La Democrazia Cristiana ha governato per 50 anni l’Italia, guadagnandosi l’appellativo di Moby Dick, la balena bianca. Ora, sulle sue rovine, sono nati vari partiti, alcuni dei quali hanno raggiunto anche posizioni di governo negli ultimi anni. Ma la dialettica e i compromessi della politica, Gesù li avrebbe voluti? Potrei andare avanti a lungo ma il concetto credo sia chiaro. La mia non è una posizione atea, anzi a contrario, forse è più coerente con i precetti cristiani di quanto non lo sia quella dell’istituzione ecclesiastica. La loro fortuna è che molti credenti praticanti sono ingenui, quindi non aprono gli occhi su questa realtà. Di conseguenza, il Vaticano oltre che ipocrita è anche vile, perché approfitta della buona fede della gente.

venerdì 11 maggio 2007

Il ruolo della famiglia, un equivoco che spiazza l'opinione pubblica

In occasione del suo ultimo viaggio in Brasile, Benedetto XVI è tornato sul tema della famiglia e delle convivenze civili. "E' necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio", afferma. Il 12 maggio, i cattolici scenderanno in piazza a difesa del matrimonio tradizionale, nell’ambito del noto “Family Day”. Nel dibattito politico, coloro che sono contro i Pacs(o Dico), alimentano la propria posizione appellandosi al ruolo primario della famiglia. Comunque la pensiate circa le unioni civili, non potete dissentire con me su un punto: la Chiesa sta “giocando sporco”. Per difendere lo status quo, sta diffondendo paure immotivate all’opinione pubblica, fumo negli occhi degli ingenui. Nè la famiglia, nè i valori ad essa correlati, sono a rischio. Innanzitutto perché chiunque potrà sempre sposarsi con rito tradizionale. Poi, perché un’eventuale unione non matrimoniale, seppur con una formula giuridica differente, sarebbe costruita sulla medesima base e tenuta insieme dallo stesso collante: l’Amore. Infine, le statistiche dimostrano che in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea questa formula è attiva e le famiglie, anzichè distrutte, sono più tutelate che in Italia, sul piano dei sussidi connessi al suo mantenimento, come quelli destinati a lavoro, casa, allevamento dei figli, ecc. Se a questo si aggiunge che i parlamentari schierati sul versante clericale hanno 2-3 famiglie a testa, viene fuori un quadro estremamente incoerente con le tesi del Vaticano.
La Chiesa è interessata solo a mantenere un ruolo primario nelle celebrazioni nuziali, sa che subirebbe perdite in campo economico, politico e sociale. Detto questo, ognuno è libero di avere la propria idea sul tema, cercando,però, di non farsi confondere da tesi inesatte.

mercoledì 9 maggio 2007

Ivan Basso, un piccolo squarcio nel muro d'omertà

Ivan Basso, con le sua odierna conferenza stampa, successiva alle sue deposizioni in tribunale, squarcia il muro d’omertà che protegge il mondo dello sport, il ciclismo nello specifico. A dire il vero, le sue sono state confessioni parziali, avendo ammesso l’intenzione di utilizzare sostanze dopanti e non la concreta assimilazione delle stesse. Personalmente ho i miei dubbi, però ha comunque ammesso qualcosa e non è poco.
Ad oggi credo ci siano abbastanza elementi per affermare con certezza che tutti violano i regolamenti, abusando di farmaci proibiti. Il teorema è semplice: se gran parte dei ciclisti sono dopati, i ritmi di gara sono più elevati del normale. Segue che chi volesse rimanere “pulito”, non potrebbe competere. E’ probabile che gli atleti rimarrebbero senza contratto, qualora si opponessero. La colpa, quindi, non è loro, ragazzi ingenui, spesso scarsamente istruiti, pieni di speranze…Sono gli organizzatori che frodano, con l’appoggio delle società e dei loro medici. Sono coloro che dirigono il sistema che hanno interesse a mantenere ritmi forsennati, per lo spettacolo, il business. Sono loro che fanno finta, davanti a giornali e tv, di voler pulizia. Io credo che nel fango ci sguazzino volentieri, perché “the show must go on”, nonostante qualche squalifica “eccellente” ogni tanto.
Va precisato che gli affari del ciclismo non sono quelli di altri sport (es. il calcio), così è costante l’esigenza di tenere sempre i riflettori accesi su un grande campione, o meglio, ci vuole sempre un grande campione. E’ il Palazzo che chiede al miglior atleta del momento di andare oltre; è il Palazzo che gli chiede, forse gli impone, di drogarsi. Così è stato per Basso. Così fu per Marco Pantani, osannato dal mondo intero fino al giorno in cui, all’apice del successo, qualcuno decise di scrivere la parola fine, decise che Marco dovesse pagare per i misfatti di tutti, divenire il “capro espiatorio” di un mondo malato. L’uomo, oltre che il ciclista, da quel giorno iniziò a spegnersi lentamente, fino all’inevitabile epilogo del suicidio. L’episodio non è servito da esperienza, il “sistema” è rimasto immobile nonostante le apparenze, gli atleti vigliaccamente omertosi. La speranza è che da oggi il silenzia venga rotto, da tutti, piano piano. Il doping uccide chi lo usa, non chi ci lucra sopra. Spero che ognuno inizi a tirare fuori il carattere, per salvare se stesso, la passione dei tifosi, lo sport in genere. Quantomeno perché la storia non si ripeta…

lunedì 7 maggio 2007

La legalità come valore trasversale

Nel 2007, nell’era della globalizzazione, diventa sempre più attuale il tema dell’immigrazione. La dialettica politica genera due correnti di pensiero antitetiche tra loro: il cosmopolitismo e il nazionalismo. Il primo è caratteristico delle ideologie di sinistra, secondo le quali gli uomini nascono uguali, indipendentemente dai fattori sociali, economici, culturali, etnici che li contraddistinguono. Di conseguenza, considerando tutti cittadini del mondo, sono favorevoli ad aperte politiche immigratorie. Sul lato destro, invece, il senso di appartenenza alla propria nazione è molto accentuato, scaturendo in un atteggiamento di chiusura agli stranieri ( non xenofobia, lo preciso x evitare equivoci). Le due correnti dovrebbero essere accomunate da un tema: la legalità. Uso il condizionale perché troppo spesso questo concetto viene ignorato e i luoghi comuni attribuiscono alla destra “law and order”, mentre la sinistra è etichettata come anarchica, o quasi. Ovviamente non è così. La sicurezza e il rispetto delle leggi sono temi imprescindibili per ogni paese civile. Detto questo, è ovvio che chi entra poverissimo, disperato, privo di prospettive per il futuro, dovendo sopravvivere in qualche modo, non può che delinquere. Da qui l’esigenza di effettuare politiche restrittive all’immigrazione.
Personalmente non ho nulla contro chi non sia italiano, tuttavia detesto profondamente il “buonismo”. Il tema è molto delicato, quindi va trattato senza derive ideologiche, da un lato e dall’altro. Credo che bisognerebbe avere una lucida consapevolezza delle possibilità lavorative che lo Stato può offrire. Essendoci molti lavori umili che gli italiani non fanno, gli sbocchi occupazionali ci sarebbero. Una limitazione agli ingressi proporzionata alle risorse del Paese, credo sia l’unico punto d’equilibrio tra i due estremi.
A livello globale, il problema si risolverebbe eliminando le profonde disuguaglianze tra paesi ricchi e resto del mondo, così da evitare che vengano intrapresi “viaggi della speranza”. Questo è comunque un altro discorso, probabilmente più vicino all’utopia che alla realtà, volenti o nolenti.

domenica 6 maggio 2007

Nicolas et Ségolène, chapeau!

Sarkozy è il nuovo presidente della v repubblica francese, avendo ottenuto un successo netto nei confronti della rivale socialista Royal (53% contro 47%) E’ stata una sfida che ha appassionato i francesi, i quali hanno espresso la propria preferenza in massa. Tempo fa, dedicai un articolo a Ségolène nel quale espressi il mio assenso nei suoi confronti. Ha perso, è vero, ma contro un grande avversario, del quale ho ascoltato il primo discorso da inquilino dell’Eliseo. Da un lato, sono rimasto affascinato dalla consistenza delle idee espresse, dalla sostanza del contenuto delle stesse, dall’ampio respiro, dimostrando anche una capacità di spaziare tra i temi di politica internazionale. Dall’altro, ho pensato ai politici di casa nostra. Se i due francesi sono giovani, di bella presenza, innovatori all’interno della propria fazione politica, Berlusconi e Prodi sono vecchi, noiosi, privi di sguardo verso il futuro. Sul primo, stenderei un velo pietoso, visto che non sa dire altro che: “aboliamo l’ICI, sinistra di coglioni(il termine è suo), sono tutti contro di me(povero bambino…)”. L'altro, invece, mi auguro si dia una svegliata e dimostri di essere un leader, anche se so che non lo è. Intanto la Francia riscopre, attraverso l’interesse per la politica, la propria vivacità esistenziale. Noi ci teniamo i nostri dinosauri, loro progrediscono verso il futuro. E dire che l’Italia vanta grandi tradizioni politiche, artistiche, culturali (es. Antica Roma, Rinascimento, grandi poeti,ecc.). Di conseguenza, il fosforo nelle nostri menti ci sarebbe,basterebbe ricordarselo che meriteremmo di più... Per ora,un sincero Chapeau! ai “cugini" d’Oltralpe.

Abbattiamo l'ancien regime!

Il 14 Luglio del 1789, a Parigi, un’insurrezione popolare guidata dalla borghesia illuminata, sovvertì l’ordine costituito. Fu la fine dell’ ancien regime, il quale concentrava il potere nelle mani della nobiltà e del clero. Oggi siamo nel 2007 e i dinosauri monopolizzano l’Italia, dalla politica al mondo del lavoro in genere. Raggiunta una certa età, circa 60 anni, chiunque dovrebbe farsi da parte e consentire il ricambio generazionale. Non è possibile che la nostra società debba essere chiusa, oligarchica, reazionaria. Mi vergogno di far parte di un Paese in cui, alle ultime elezioni politiche, si sfidarono due settantenni. In cui il Presidente della Repubblica ha 82 anni. In cui i voti dei senatori a vita, 90 anni in media, abbiano il peso di decidere le sorti di un governo. Forse non tutti sanno che Andreotti è parlamentare fin dalla prima legislatura, nel 1948. Altrove, si sarebbe ritirato a vita privata da tempo. Contemporaneamente, i giovani di valore faticano ad emergere, in tutti i campi. In Spagna il premier è Zapatero (46 anni), in Gran Bretagna Blair (54), in Francia si sfidano Royal e Sarkozy( 52 e 54). L’Italia,evidentemente, è un Paese ancora arretrato. Le riforme sostanziali non verranno mai fatte, perché i tanti Palazzi hanno interesse a mantenere lo status quo. La celebre frase del Gattopardo: “cambiare tutto affinché nulla cambi”. Da noi, c’è gente che agita il pugno chiuso senza sapere che il comunismo non esiste più da 20 anni e c’è chi vuole ricreare la Democrazia Cristiana. Il mondo cambia, noi restiamo immobili. Forse noi italiani non siamo abbastanza svegli da evolverci. Noi siamo pur sempre gente semplice…il "sistema" non si scardinerà mai, gli scandali s'insabbiano, la meritocrazia è solo un miraggio, l'oligarchia è la triste e immutabile realtà.

sabato 5 maggio 2007

Calciopoli 2, stavolta con il calcio chiudiamo davvero

Al termine di questa stagione calcistica, è probabile che verrà aperto un nuovo procedimento disciplinare, sia sportivo che penale, noto come calciopoli2. Sarebbe l’ennesimo tentativo di ripulire un mondo in cui nessuno vuole pulizia. Infatti, se dal punto di vista calcistico l’Italia domina( vedi mondiali e champions), da quello istituzionale è notte fonda. I dinosauri Franco Carraro e Antonio Matarresse, l’incarnazione dell’ ancien regime, corrotto e oligarchico, mantengono ancora posti di potere. Giancarlo Abete, ex Vice di Carraro, è attualmente il presidente della Federazione. Potrei continuare all’infinito ma credo abbiate capito che dopo Calciopoli, a livello istituzionale, non è cambiato nulla. E a livello sportivo? Un disastro. Il coperchio del pentolone è stato scoperchiato parzialmente e sono state punite alcune squadre per dei comportamenti assolutamente normali per quel mondo. Fiorentina, Milan, Lazio, Reggina, Arezzo, sono state penalizzate, il campionato è stato orrendo come non mai e ingiustizia è stata fatta. La Juventus ha pagato più di tutti. Personalmente sono il primo a detestare Moggi e i suoi metodi, ma nessuno dice che con lui guadagnavano tutti: arbitri, dirigenti federali, dirigenti arbitrali, calciatori, società amiche. Ha pagato il corruttore con la sua squadra e i tantissimi corrotti no, almeno per ora. Se qualcuno non avesse ancora capito il concetto, lo esprimo più chiaramente: Se nel calcio italiano si vuole fare davvero pulizia, bisogna smettere di giocare. Non esistono “stinchi di Santo”, chi più chi meno, tutti hanno commesso, commettono, commetteranno irregolarità. Punire qualcuno per un episodio e rovinare il campionato, sapendo che certi comportamenti rientrano, volenti o nolenti, nella normalità, è una stupidaggine. Per fare pseudo-pulizia hanno rovinato il mondo del ciclismo: è noto che tutti si dopano, che chi non lo fa non ottiene neppure il contratto per correre. Tuttavia, ogni tanto puniscono qualcuno, rovinando le gare. Come il ciclismo rischia di finire il calcio, non per il doping, i passaporti falsi, le fideiussioni false, i bilanci truccati, ecc.(che pure ci sono) ma per altro che ancora in concreto non si è capito cosa sia. “Rapporti amichevoli” all’interno di una casta chiusa, di un’oligarchia, di un sistema clientelare, sono inevitabili. Basta ipocrisie!! Finché il “palazzo” sta in piedi, non cambierà nulla. O quasi…credo che stavolta, almeno noi tifosi, con il calcio chiudiamo per davvero.

venerdì 4 maggio 2007

La poesia del ghiaccio

Secondo alcuni ricercatori del Colorado, i ghiacci dell'Artico potrebbero sparire completamente in estate entro il 2020. Ecco, ci risiamo. La questione ambientale sta diventando sempre più presente nei media e nell’opinione pubblica, segno che qualcosa di serio deve esserci. Tuttavia il dibattito circa le responsabilità è controverso. Alcuni scienziati sostengono, infatti, che essa debba attribuirsi all’uomo per via dell’inquinamento, dell’industrializzazione e cose del genere. Discorsi vecchi come il mondo, non aggiungo nulla. Ciò che invece appare inusuale è la tesi opposta, cioè che la natura stia creando da se i propri mali. Esponenti autorevoli parteggiano per l’una e l’altra corrente di pensiero. Di conseguenza io, che non sono uno scienziato, ancor meno posso esprimere una verità inoppugnabile. Al di là delle discutibili cause, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Stavolta lascio perdere i discorsi politici legati ai vari protocolli e mi soffermo sul lato estetico della questione. L’enorme foresta amazzonica, per esempio, è il polmone del mondo, la massima espressione di vegetazione lussureggiante. Eppure ogni anno è sempre meno verde a causa di un secolare disboscamento a fini commerciali. Un’immensa distesa di ghiaccio riflessa dal sole è fantastica, elegante, affascinante. Se la temperatura ai poli continuasse a salire, di questo spettacolo non resterebbe nulla. Immagino un orso bianco che rotola sulla neve, mi viene in mente la purezza, metafora di una immagine candida, quasi infantile. Questi animali, purtroppo, rischiano l’estinzione.
Beh, forse sto divagando ma resta lo splendore che la natura sa offrirci, ai poli come ai tropici, nel mare come in montagna, nelle grandi pianure come nelle immense foreste. Sarebbe un peccato rovinare tutto questo. Ovvio che la realtà sia molto più complessa, le mie sono solo riflessioni fantasiose. Mi viene in mente un bambino che sgrana gli occhi davanti a un onda che s’infrange, lui di questioni chimico-ambientali capisce poco, resta soltanto colpito dallo spettacolo cui assiste.

giovedì 3 maggio 2007

Quando l'ovvio diventa una conquista


La commissione affari costituzionali della camera ha approvato la norma sul conflitto d’interessi. Essa recita, in estrema sintesi, che chiunque sia proprietario di un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro, qualora volesse ricoprire incarichi di governo, dovrebbe rinunciare alle proprie attività o affidarle ad una commissione di vigilanza. Così nessuno potrà più governare perseguendo il proprio tornaconto. In concreto, se Silvio Berlusconi dovesse tornare di nuovo al governo, dovrebbe disfarsi di Mediaset o affidarla ad un trust.
Immagino un marziano che atterri in Italia e apprenda questa notizia. “E allora? Dove sta la novità? E’ ovvio che sia così! Voi terrestri vi divertite a ripetere all’infinito cose scontate?”. Beh, a questo extra-terrestre, direi che da noi non esiste nulla che si possa dare per scontato. “ caro marziano, da noi un uomo dotato di enorme potere economico, politico e mediatico, ha governato per 5 anni, forse su Marte questo non accade ma noi siamo fatti così…”.
Preciso subito che non voglio fare propaganda contro Berlusconi, in questo articolo non c’è nulla di personale bensì la semplice constatazione dell’ ovvio. Se una persona deve amministrare gli affari pubblici non più avere interessi privati. Nessuno può essere ministro di se stesso. Non dico nulla di nuovo. Silvio poteva farlo e l’ha fatto. Noi Italiani siamo brava gente, siamo in buona fede…come i bambini abbiamo bisogno di sbattere il muso prima di capire. Meglio tardi che mai…

Il valore della satira

La satira è il termometro del livello culturale di un Paese e può essere definita come un genere letterario, o di altre arti, caratterizzato da un’avversione critica alla vita sociale, con l’intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche. Le sue origini storiche risalgono all’antica Grecia con Aristofane, alla cultura latina con Orazio. Inoltre, affinché assolva le proprie funzioni, deve essere pungente, incisiva, non offensiva ma quantomeno mirata verso un”bersaglio”. Per esempio, quella del Bagaglino non è satira, perché è troppo leggera, non colpisce nessuno, di conseguenza è pura comicità. Quella di Benigni, invece, è satira perché, pur con immensa classe e leggerezza, incide nei temi politici e sociali. Quella di Andrea Rivera, conduttore del concerto del 1 Maggio, che sta scatenando tante polemiche con Vaticano e mondo politico, è solo una cafonata fuori luogo, non per via del contenuto, più o meno condivisibile, ma della forma. Diverso fu il noto caso Berlusconi- Lutazzi, risalente a 5 anni fa e culminato con il cosiddetto Editto di Sofia. Infatti fu uno spunto, sfruttato dalle fazioni politiche, per polarizzare l’opinione pubblica, spaccandola tra chi sosteneva il primo ministro e il resto del mondo. Quindi strumentalizzazione, dal lato destro e anche sinistro. Il Presidente del consiglio fu incivile, la sinistra drammatizzò troppo, facendo di Daniele una bandiera, sventolata insieme a quella dei vari Santoro, Biagi, Guzzanti.
Qualcuno sostiene che coloro che si occupano di satira sconfinino a volte nella militanza politica e, di conseguenza, nell’illegalità per l’assenza di contraddittorio, specie sotto elezioni. A volte è vero, però credo si possa perdonare. Forse, ogni tanto, sarebbe opportuno che tutti abbassassero i toni, magari con qualche sorriso in più.Finché c’è satira c’è speranza…di democrazia.

Standing ovation!


Chi ha letto altre volte il mio blog, avrà intuito la mia predilezione sportiva per la Juventus, nonché la mia profonda avversione per l’Inter. Circa l’altra rivale storica, il Milan, nutro invece profondo rispetto, dovuto al prestigio, la storia e il valore tecnico di questa squadra. Negli ultimi vent’ anni, hanno indossato la maglia rossonera giocatori del calibro di Gullit, Van Basten, Weah, F.Baresi, Maldini, R.Baggio, giusto per citarne alcuni. In tale periodo il Milan ha vinto ben 4 Coppe Campioni ( più 3 finali perse). Inevitabile, perciò, una leale stima verso i veri avversari della Juve (non si offendano gli interisti). Stasera l’ennesima dimostrazione di un livello calcistico elevatissimo. Superiore in ogni parte del campo ai “spocchiosissimi” inglesi. Chi ha visto la partita e ama il calcio, non può non aver apprezzato le giocate di Kakà, Seedorf e compagni. Ora c’è il Liverpool per una finale dal sapore di rivincita, piatto che, notoriamente, va servito freddo. Sono passati due anni e la serata ingloriosa di Istanbul potrebbe rimanere, per il Milan, solo un brutto incubo, dal quale svegliarsi il 23 Maggio ad Atene. Se la squadra di Ancelotti sarà quella di stasera, il risultato è scontato. Per ora, solo una sincera “standing ovation”.

martedì 1 maggio 2007

Buon lavoro a tutti!

Oggi è primo maggio, la festa dei lavoratori. Una delle ricorrenze più significative dell’anno, poiché il lavoro costituisce il motore della vita dei cittadini dello Stato italiano, “Repubblica democratica fondata sul lavoro”(art. 1,costituzione ). Rappresenta il senso della vita e l’identità sociale di ogni individuo e di ogni famiglia. Per questo non mi piace la connotazione strumentalmente ideologica che ogni anno se ne da: la dialettica politica qui non ha motivo di esistere. E’ la festa di tutti, senza se e senza ma.
Chi scrive appartiene alla nuova generazione, quella del 3+2, dei contratti a tempo determinato, la globalizzazione, internet, la flessibilità economica. Per noi, vale più che in passato la formula del Leviatano di Hobbes: “homo homini lupus”. Il mercato del lavoro è una darwiniana lotta del più forte, un mare in cui ciascuno è squalo degli altri pesci. Le statistiche sentenziano che i giovani escono di casa più tardi, poiché più tardi divengono autosufficienti. Spesso mi capita di sentire persone, sotto i 30-35 anni, che si lamentano della propria occupazione. Spesso non ci si rende conto che la manna dal cielo non cade più (se mai è caduta) e molti pretendono di ottenere carriere professionali che non sono in grado di portare avanti , né spesso si meritano. Lavorare è già una fortuna, tutti dovrebbero saperlo. Un po’ di umiltà non farebbe male a nessuno…
Comunque la pensiate, buon lavoro a tutti!

Odysseus


Qualche giorno fa, qualcuno mi chiese perché avessi chiamato questo blog Odissea. Forse è il caso che lo spieghi.
La motivazione è innanzitutto connessa con la natura e le avventure di Ulisse, protagonista del Poema Omerico, che inizia, più o meno, come segue: “Cantami o diva dell’uomo dal multiforme animo che per il mondo andò vagando tanto a lungo…”. Nel mio articolo introduttivo scrissi che il contenuto del blog sarebbe stato pura vita. L’uomo che incarna l’essere umano in tutte le sue sfumature è proprio Odisseo. Infatti, le sue vicissitudini sono spinte da curiosità, coraggio, ingegno, sentimento, passione, cinismo, ecc.. Come declamò il poeta, egli era “uomo dal multiforme animo”. Poi, terminata la nota Guerra di Troia, andò vagando in mare per dieci anni, anche a causa di alcuni suoi errori, così come ognuno di noi paga i propri. Inoltre, durante la navigazione in mare aperto diretto praticamente verso l’ignoto, egli s’imbatté in luoghi e accadimenti sconosciuti prima, così come, un progetto di carattere giornalistico, interseca quotidianamente situazioni provenienti dall’immenso oceano della vita.
Infine, mi piaceva il gioco di parole scaturente dal verbo navigare: in mare così come in internet.