Dopo più di due anni ho deciso di riprendere a scrivere. Oggi più di allora sento il bisogno di condividere le mie idee, i miei punti di vista, le mie paure, il mio disappunto. L'Italia è un Paese in decadenza e forse l'unica cosa che ci resta è la possibilità di capire il marcio del nostro sistema politico, del nostro mercato del lavoro, della nostra economia, della nostra società.
Ho intenzione di dare un taglio più netto ai miei articoli, più politici, più schierati, più personali.
Grazie per avermi dedicato anche un minuto della vostra vita, buona lettura!






" Il pil misura qualunque cosa, tranne ciò per cui vale la pena vivere" (Bob Kennedy)

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico" (Enrico Berlinguer)


sabato 14 agosto 2010

Qualcosa sta urlando per uscire

"Certe crisi son soltanto il segno di qualcosa dentro che sta urlando per uscire". Cantava così Guccini tanti tanti tanti anni fa. Avrete intuito dagli articoli precedenti che avverto un certo malessere per la situazione politica, civile, culturale, sociale ed economica in cui versa il nostro Paese. Quindi la crisi, dicevo. Non mi riferisco chiaramente alla mia vita, anche se ci sarebbe molto da scrivere, perché credo non sia il luogo più indicato e probabilmente interesserebbe poco (magari ne riparliamo in privato davanti a una birra!). Mi riferisco a Berlusconi, al "berlusconismo", alla crisi mondiale che ha dimostrato le inefficienze dal capitalismo (le iniquità le aveva mostrate da tempo, dall'800 circa), ai continui attacchi alla magistratura "rossa" da parte del governo atta a deleggittimarne le funzioni vitali per la democrazia, come i continui attacchi al parlamento, al Capo dello Stato ("lo sapete da che parte sta" diceva il Solito qualche tempo fa...). E ancora lo schifo del tg1 di Minzolini, le minacce camorristiche dei "berluscones" a Fini e ai finiani ("se non tornano all'ovile per loro sarà guerra", diceva sempre lo Stesso, poco tempo fa), la presenza in ruoli chiave della politica italiana di gente imbarazzante che non può guardarsi allo specchio tipo Capezzone, Bondi, Cicchitto e altri. E poi la legge sulle intercettazioni ("per salvaguardare la privacy dei cittadini italiani", diceva sempre Lui, dimenticando che i cittadini comuni non hanno segreti da pubblicare su Repubblica), lo scudo fiscale che ha riportato in Italia, ripulendoli, soldi evasi e mafiosi, il lodo Alfano, atto a difendere l'indifendibile. Ancora, la c.d P3, i casi Scajola, Cosentino, Verdini, Brancher. Dimentico folse qualcosa ma il concetto è chiaro.
In Italia c'è un profondo malessere per come il Paese va, o meglio non va. La rissa continua che vede protagonisti tutti, nessuno escluso, da Di Pietro a Fini passando per il Pd (oddio forse il pd no, temo che siamo troppo moderati), dimostra che qualcosa, anzi molto, non va.
La crisi è probabilmente un eccesso di lucidità, è un momento in cui la realtà appare per quella che è, diversa da come dovrebbe essere e allora le tensioni esplodono, si manifestano in tutta la loro crudezza, inevitabilità.
Noi italiani "normali", vorremmo solo un'Italia "normale", essere governati da gente "normale", che ci permetta di vivere in un contesto che preveda istruzione, ricerca, mercato del lavoro, stampa, magistratura "normali". Vogliamo, insomma, una vita "normale". Chiedo troppo?

venerdì 13 agosto 2010

Cosa ne sarà di noi?

Pescara. Oggi pomeriggio sono stato al mare con alcuni amici. Uno di questi non lo vedevo da un po', lavora a Milano ed è tornato da qualche giorno. Mi ha raccontato della sua nuova vita, del suo nuovo lavoro, rimarcando le difficoltà di reggere certi ritmi, lo stress di una quotidianità così impegnativa, così alienante. Sembra un contesto da sobborghi industriali dell'Inghilterra dell'800 e invece sto parlando di un brillantissimo ingegnere, studioso da sempre, preparato come pochi. Ciò che mi fa riflettere è il fatto che una persona abituata ad una vita da "stakanovista" abbia sofferto così tanto l'impatto col mercato del lavoro, l'imposizione di un sistema che ci porta a doverci districare in un mare di squali per trovare una strada nella vita. Va da se il prosieguo del ragionamento: se persino chi eccelle fatica, cosa ne sarà di noi? Le persone comuni, che hanno studiato e vorrebbero solo ciò che spetta loro in virtù dei propri sacrifici, dove andranno? In un Paese allo sfascio, con un governo che taglia le assunzioni al settore pubblico, distrugge università, ricerca, valore aggiunto. Con un governo che si preoccupa solo di intercettazioni, scorciatoie giudiziarie per il premier, scudi fiscali per camorristi ed evasori e mi fermo qui che è meglio. Cosa ne sarà di un popolo che cerca solo un po' di normalità?
Questa sera sono stato in un locale, altro contesto, altro spaccato di vita. Un addio al nubilato. Una sposa ubriaca faceva festa con alcune amiche. Già, il matrimonio. Tema strettamente connesso al precedente, il lavoro che ci permette di costruirci una vita, di mantenere una famiglia, di essere uomini e donne felici. In quegli occhi, in quella musica, in quei bicchieri di vino, chissà che non ci fosse del timore, della malinconia, della voglia di non pensare, almeno per una sera, alla precarietà del quotidiano. Di non pensare a quanto la vita sarà dura una volta che si saranno spente le luci e la festa avrà ceduto il posto agli alti e bassi delle giornate d'inverno, ai mille sforzi per arrivare a fine mese. Esorcizzare per una sera il solito pensiero che riecheggia come una colonna sonora delle nostre vite: cosa ne sarà di noi?

giovedì 12 agosto 2010

Si chiama politica. Tutto qui.

Fini il traditore, Fini il compagno, Fini il post-fascista che scopre la democrazia parlamentare, Fini il faccendiere di Montecarlo, Fini l'istituzione che fa politica, e via dicendo. Sul "divorzio" trai due cofondatori del Pdl si è scritto molto, si è detto molto, si è fatto molto. Io credo che si sia scritto, detto e fatto troppo.
L'opposizione è convinta di aver trovato un insperato alleato, un "cavallo di Troia" inserito nella fortezza berlusconiana. Gli ultras dello "psiconano" vedono in questa vicenda un inspiegabile tradimento. I media, ora che i mondiali sono finiti, hanno rinnovato l'agonismo sportivo in ambito politico. La gente comune vede queste manovre come un gioco e non capisce perché la classe politica sia così afflitta da "sindrome di Peter Pan" al punto di interessarsi sempre e solo a se stessa trascurando gli interessi reali di un paese allo sfascio.
La verità è che Silvio Berlusconi ha rovinato l'Italia, ha distrutto la dialettica politica per trasformare la gestione degli affari pubblici in una propaganda permanente, incitando i suoi allo scontro continuo e inducendo gli avversari a controbattere in una rissa che dura da quasi vent'anni. Silvio ha così cementato i propri militanti attorno a se, salvando le sue aziende e la sua fedina penale. Tonino si è fatto un po' di pubblicità, la sinistra post-comunista ha trovato un collante in grado di sopperire, a volte, alla propria eterogeneità e litigiosità interna. I cittadini hanno perso. Punto.
E allora cosa sta succedendo in questi giorni? Niente, si direbbe normale dialettica politica, in un paese normale che non è il nostro. E allora si scrive, si dice e si fa molto. Si scrive, si dice e si fa troppo. Perché noi senza la rissa continua che canalizza il nostro malessere italiano proprio non sappiamo stare.

martedì 13 maggio 2008

Nessuno tocchi Marco Travaglio!

In questi giorni è scoppiata una bufera nel mondo politico e mediatico del paese a seguito di alcune dichiarazioni del giornalista Marco Travaglio, rilasciate alla trasmissione di RAI3 Che tempo che fa?, per mezzo delle quali attaccava tra gli altri il Presidente del Senato Renato Schifani, sostenendo che avesse avuto rapporti con la mafia, guadagnandosi puntualmente una querela.
Io credo che in un paese libero e democratico come il nostro, ognuno abbia il diritto di esprimere le opinioni che ritiene opportune, per giunta neppure in campagna elettorale.
Essere un uomo potente, dal politico all'imprenditore, significa avere non solo onori e privilegi, ma anche oneri, consistenti nel prezzo da pagare per la propria posizione ed è normale che giornalisti e magistratura, controllori dei poteri forti, o danno fastidio o non stanno svolgendo bene il proprio dovere. In Italia nessuno dei due si comporta in maniera professionale ed è per questo che quando qualcuno lo fa scoppia un caos incredibile (ricordate DeMagistris?).
La cosa che più detesto in uno Stato di diritto, cioè uno Stato nel quale vige il principio d'innocenza fino a prova contraria, è il principio del garantismo, la grande bugia utilizzata dai "servi del potere" per salvare il proprio posto di lavoro. Essere garantisti significa non esprimere giudizi contro qualcuno fin quando i processi non siano conclusi ed è modo di fare illogico.Per due motivi: innanzitutto non credo nella giustizia ufficiale, in quanto i potenti sono tali proprio perché riescono a fare il comodo loro senza essere condannati (si vedano i vari Berlusconi o Andreotti); il secondo motivo è che i processi in Italia durano talmente tanto che non posso aspettare 20 anni per insultare uno che secondo me è un mafioso. Io preferisco centomila volte rischiare di accusare qualcuno che potrebbe rivelarsi innocente piuttosto che far passare tutto sotto silenzio. Sono del parere che chi è potente deve pagare a prescindere, solo per il fatto di essere potente! Noi che non contiamo nulla chi siamo, gli stronzi che stiamo a guardare e applaudire chi vive da Dio? Non ci sto...
E badate che non parlo di morale, parlo di un paese in cui chi sta al governo pensa solo ai suoi interessi disinteressandosi della collettività, dove per raggiungere posizioni importanti dovrei essere o ricco, per potermi permettere le migliori università private e i migliori Master, o raccomandato, cioè dovrei provenire da determinate famiglie. In caso contrario resterò sempre una comparsa, e io personalmente non accetto di essere una comparsa...
E allora mi danno fastidio tutti coloro che esprimono solidarietà al Presidente del Senato, che ha già tanto dalla vita e qualche problema ogni tanto non gli farà certo male... e giù le mani da chi interpreta il malcontento popolare verso un sistema ormai scivolato sempre più nel ridicolo.

giovedì 8 maggio 2008

Ancora tu, ma non dovevamo vederci più...

Ieri, mercoledì 7 maggio, il leader del Popolo della Libertà Silvio Berlusconi, avendo vinto le elezioni politiche del 13 e 14 aprile, ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, l'incarico di formare il nuovo governo.
"Ancora tu, non mi sorprende lo sai. Ancora tu, ma non dovevamo vederci più? E come stai? Domanda inutile. Stai come me e ci scappa da ridere". Iniziava così una celebre canzone di Lucio Battisti, dedicata ad una donna, che tuttavia posso inoltrare al nostro amato/odiato (a seconda dei punti di vista) presidente. E così, un uomo che era dato per finito circa 50 volte negli ultimi anni, si è presentato al Quirinale per ricevere l'incarico di governare il paese, dopo di che ha diramato la lista dei nuovi ministri.
E si, ancora lui, piaccia o meno siamo davanti a un fuoriclasse. Uno che si è candidato 5 volte (cosa che non avviene in nessun paese civile) e ha vinto, praticamente sempre. Nel '94, '01 e '08 sicuramente, ma anche nel '96 quando perse solo a causa della contemporanea assenza della Lega Nord da una parte e presenza di Rifondazione comunista dall'altra, nonché nel '06, quando ottenne un sostanziale pareggio nella sfida contro l'Unione condotta da Romano Prodi. In poche parole, questo qui vince sempre, facciamocene una ragione. Siamo in Italia, l'Italia di Berlusconi, sarà dunque il caso di imparare qualcosa da lui in tema di comunicazione anziché limitarsi a criticarlo, se è vero com'è vero che sul "nulla" che propone ottiene una percentuale di vittoria, come detto prima, prossima al 100 %.
In ogni caso, questa è la lista di coloro che, nel bene o nel male (temo quest'ultima cosa...opinione personale, hihi), determineranno i destini della Repubblica Italiana per i prossimi 5 anni:


Ministri con portafoglio


Economia: Tremonti Giulio (Pdl, ex FI)

Grazia e Giustizia: Alfano Angelino (Pdl, ex FI)

Affari Esteri: Frattini Franco (PDl, ex FI)

Affari Interni: Maroni Roberto (Lega Nord)

Difesa: La Russa Ignazio (Pdl, ex AN)

Istruzione, università, ricerca: Gelmini Maria Stella (Pdl, ex FI)

Beni culturali: Bondi Sandro (Pdl, ex FI)

Welfare: Sacconi Maurizio (Pdl, ex FI)

Infrastrutture: Matteoli Altero (Pdl, ex AN)

Ambiente: Prestigiacomo Stefania (Pdl, ex FI)

Sviluppo Economico: Scajola Claudio (Pdl, ex FI)

Politiche Agricole: Zaia Luca (Lega Nord)


Ministri senza portafoglio

Riforme: Umberto Bossi (Lega Nord)

Semplificazione: Roberto Calderoli (Lega Nord)

Attuazione programma: Gianfranco Rotondi (Pdl, ex Nuova Dc)

Politiche comunitarie: Andrea Ronchi (Pdl,ex AN)

Pari opportunità: Mara Carfagna (Pdl, ex FI)

Affari regionali: Raffaele Fitto (Pdl, ex FI)

Politiche giovanili: Giorgia Meloni (Pdl, ex AN)

Rapporti con parlamento: Elio Vito (Pdl, ex FI)

Innovazione: Renato Brunetta (Pdl, ex FI)

Fin qui i nomi, che dire...non molto visto che molti di loro non sono esattamente notissimi al grande pubblico, essendo spesso al primo incarico governativo. Comunque qualche osservazione, più o meno ironica, mi sembra possibile: noto Ignazio La Russa Ministro della Difesa, niente male per un ex-fascista e portavoce di una visione "virile" e maschilista della società. A me dà l'impressione del "sergente di ferro stronzissimo" di full Metal Jacket, di conseguenza non poteva dirigere altro che le forze armate. Poi "Zio Fester" Sandro Bondi, Ministro della Cultura, un po' come affidare a Jessica Rizzo il Ministero della Verginità!!! Su Claudio Scajola, Ministro dello Sviluppo Economico, ricordo i precedenti da Ministro dell'Interno. Responsabile della discussa gestione del G8 di Genova nel 2001, dimessosi dopo alcune dichiarazioni "equivoche" su Marco Biagi nel 2003. Roberto Calderoli, Ministro della Semplificazione, ovvio incarico per un ritardato mentale...chi più di lui necessità di semplificazione?!! Bossi alle Riforme mi inquieta non poco, poiché sappiamo benissimo che per lui esiste una sola riforma possibile: il federalismo, e su quello investirà tutte le sue residue energie. Tra l'altro è insopportabile sentirlo parlare con quel filo di voce e quel rantolo alla gola, mi chiedo perché non si sia ritirato a vita privata dopo tutti i problemi di salute che ha avuto (..purtroppo lo so, era una domanda retorica). Su Mara Carfagna, Ministro delle Pari Opportunità, oltre all'indiscutibile bellezza, politicamente non saprei che dire. Sono poco informato io, oppure lei non ha mai fatto nulla di rilevante? ai posteri l'ardua sentenza. Andrea Ronchi, Ministro delle Politiche Comunitarie, è uno dei personaggi più rissosi tra i telepolitici, cioè gli ospiti quasi fissi delle trasmissioni stile "Porta a Porta". Ha proprio il giusto "aplomb britannico" per fare il ministro! Infine mi sorprende, anche se non più di tanto, l'assenza del Ministero delle Telecomunicazioni, probabilmente perchè sono tutte nelle mani del "Grande Capo". Come si è visto non ho fatto un'analisi nè seriosa, nè tecnica, ma come avrai potuto con questa "gente"? Dunque, questi i nomi. Dalle mie parti si direbbe "Massa di Cingiuni"...che Dio, o chi per lui, ce la mandi buona...

lunedì 5 maggio 2008

Un cancro chiamato "assistenzialismo statale"

Negli ultimi tempi, in Italia, il dibattito politico ha riservato grande rilievo alla sorte della compagnia aerea nazionale, da anni in passivo e costantemente sull'orlo del fallimento. Dopo voci su improbabili trattative con Air France o fantasiose cordate d'imprenditori italiani, alla fine il governo Prodi, su richiesta di Berlusconi, stanzia 300 milioni per un prestito (o meglio regalo...) ponte per Alitalia. Soldi dei contribuenti (cioè nostri!) che sappiamo già che non torneranno indietro, e che forse serviranno a salvare Alitalia dal fallimento.
Il fatto è che qui non si tratterebbe di un aiuto di stato ma di un vero e proprio suicidio, uno spreco di danaro pubblico, visto e considerato che dare dei soldi in questo momento ad Alitala, in assenza di un serio piano industriale di risanamento della compagnia, significherebbe bruciare quei soldi. Quindi fallimento dell'intera classe politica nonché dei sindacati e probabilmente anche della classe imprenditoriale. Ma io non sono un economista e non mi addentrerò oltre nelle questioni finanziarie. Quello che però mi preme sottolineare è che quei soldi probabilmente saranno sottratti alla ricerca scientifica, e questo è il punto.
Un paese moderno, civile e democratico, senza ricerca non va da nessuna parte. Non mi riferisco alla ricerca di base (quale potrebbe essere per esempio quella in campo medico o sanitario), avente come obiettivo primario l'avanzamento della conoscenza di una determinata disciplina, la quale è comunque fondamentale; alludo invece alla ricerca applicata, svolta allo scopo di trovare soluzioni pratiche e specifiche e il cui obiettivo primario è lo sfruttamento della conoscenza a fini pratici, normalmente di tipo descrittivo e basata su precedenti ricerche di base ed eseguita in ambiente industriale o universitario.
Spesso, durante le varie campagne elettorali, i candidati parlano spesso di tasse, utilizzando espressioni tipo "noi ridurremo dequà", "voi avete alzato dellà" (ogni riferimento alle ultime elezioni politiche è puramente...voluto), tralasciando che la coperta è corta, cioè che se togli danaro da una parte lo devi fare rientrare dall'altra e viceversa. In poche parole, il benessere del cittadino e l'economia statale cambiano poco, sia con tasse alte che con tasse ridotte. Di conseguenza l'unico modo per incamerare più soldi nelle casse dello stato e far girare più velocemente l'economia è l'aumento della produttività, che non penalizza il mercato del lavoro, che al contrario agevola aumentando i profitti delle aziende.
Tutto questo è possibile attraverso il cervello di chi ce l'ha e ha studiato per metterlo a disposizione della collettività, che stando così le cose non sarà mai quella italiana bensì di qualunque altro paese sia disposto ad investire in innovazione e ricerca.

domenica 4 maggio 2008

Un ode alla vita per un futuro migliore

Lascio per un attimo da parte la politica per pubblicare una poesia che mi piace molto e della quale condivido praticamente ogni rigo. La sua storia è controversa...iniziò a girare su internet qualche anno fa, erroneamente attribuita a Pablo Neruda, il quale però non l'ha mai scritta né pubblicata. Pensate che persino l'ex ministro Mastella (ministro, avete capito bene, capita anche questo in Italia...), durante il suo discorso in parlamento attraverso il quale rassegnava le dimissioni dal governo, lesse questa poesia sostenendo fosse di Neruda. Il bello è che nessuno ci ha fatto caso!
Comunque la poesia è di una scrittrice e giornalista brasiliana, Martha Medeiros e vi invito a leggerla tutta, è molto bella nonostante i concetti espressi possano apparire un po' banali.


Lentamente Muore
Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,chi non cambia la marcia,chi non rischia e cambia colore dei vestiti,chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un insieme di emozioni,proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,chi e’ infelice sul lavoro,chi non rischia la certezza per l’incertezza per inseguire un sogno,chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,chi non legge,chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicita’.

(Martha Medeiros)

sabato 3 maggio 2008

Berlinguer si starà rivoltando nella tomba!!

Qualche giorno fa, precisamente lunedì 28 aprile, a Montecitorio e a Palazzo Madama, per l'inizio della XVI legislatura, si è insediato il nuovo parlamento. L'elemento di maggiore discontinuità rispetto al passato è l'assenza di un gruppo parlamentare collocato all'estrema sinistra dell'aula, per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana. La sinistra-sinistra è scomparsa e non può non esserci una ragione a tutto questo.
Innanzitutto la responsabilità va imputata all'incompetenza personale dei dirigenti partitici affiliati alla "Sinistra Arcobaleno" (Comunisti Italiani, Verdi, Rifondazione Comunista e Sinistra Democratica). Io non ho il diritto di giudicare nessuno, però se escludiamo Bertinotti, comunque non esente da colpe, resta davvero il vuoto più assoluto. Da Diliberto che voleva riportare in Italia la salma di Lenin a Pecoraro Scanio che sapeva solo dire "no" senza proporre soluzioni alternative, passando per Giordano che non aveva ancora capito che il muro di Berlino era crollato nel 1989, portandosi con se l'ideologia comunista.
Premesso ciò, proseguo con un'osservazione più sottile, diciamo più tecnica: la sinistra radicale italiana non ha ancora risolto la sua contraddizione interna, la sua ambiguità che non la porta a configurarsi né come partito di governo né come partito d'opposizione. Mi spiego meglio...
Nel momento in cui un partito decide di essere filo-governativo, mette da parte le sue idee più radicali, smussa gli angoli più spigolosi del proprio pensiero, si piega a inevitabili compromessi propri della classe dirigente di un paese democratico. Se, viceversa, vuole essere un'opposizione, allora più mantenere la propria ortodossia ideologica, scevra da ogni concreta responsabilità. Negli ultimi anni in cui la sinistra è stata in maggioranza (XIII legislatura '96-'01, XV legislatura '06-'08), l'ala più radicale della coalizione non ha mai risolto nettamente questa contraddizione.
Nel momento in cui degli esponenti di maggioranza, se non addirittura dei ministri, andavano in piazza per manifestare contro il governo di cui facevano parte, cioè contro loro stessi, è chiaro che dimostravano agli occhi del mondo di non contare nulla. Allora l'elettore che aveva dato loro fiducia pensava: "ma allora che ce stanno a fa?". Quest'esempio permette di capire come mai abbiano perso molti voti a causa dell'astensionismo di un'elettorato evidentemente deluso e spiega anche perché il partito di maggioranza relativa, il Partito Democratico, non abbia potuto allearsi con loro (pena la perdita di credibilità) e abbia conseguentemente portato loro via dei voti con la formula del "voto utile", cioè quel voto finalizzato alla competizione elettorale.
Al di là di queste considerazioni più o meno azzeccate, ciò che rimane è la scomparsa dal paese della sinistra più sinistra, con buona pace della memoria di Berlinguer, che valutando i suoi eredi si starà rivoltando nella tomba...

venerdì 2 maggio 2008

Che Italia è?

Il 14 aprile 2008 Silvio Berlusconi ha vinto le elezioni politiche italiane, ottenendo per la terza volta (dopo il '94 e il 2001)l'incarico di formare il governo.
L'alta percentuale con la quale l'attuale premier ha sconfitto il suo rivale (intorno al 46,8% contro il 37,5% alla camera,47,3 contro il 38% al senato; dati del "Ministero affari interni")induce a credere ad un plebiscito. Ma perché?
La prima ragione è rintracciabile sicuramente in un basso livello medio culturale del popolo italiano, il quale ha indotto gran parte della popolazione a volersi identificare nell'uomo di indiscutibile carisma e successo rappresentato da un personaggio che è diventato proprietario di qualunque cosa, dal mondo del calcio a quello dell'editoria, dalle assicurazioni alla politica.
Dirette conseguenze di questa superficialità sono l'incomprensione dei discorsi del leader democratico Walter Veltroni e il difetto di comunicazione del Governo Prodi. Infatti discorsi "soft" del primo, incentrati su riformismo, stile e solidarietà sociale, credo siano risultati troppo colti per un popolo che oltre a concetti tipo "meno tasse per tutti" o "fuori gli immigrati, città più sicure", non sanno andare. Il secondo, invece, nei due anni di governo ha alzato le tasse senza spiegarne il motivo, cioè che le casse dello stato dovevano essere reintegrate a causa di un elevato debito lasciato in eredità dal governo precedente, non a caso presieduto dallo stesso Berlusconi. Questo difetto di comunicazione si è rivelato uno straordinario assist per le argomentazioni dello schieramento avverso.
Tuttavia non è solo questo, c'è dell'altro. Credo che la sinistra italiana continui a pagare quel complesso di superiorità che spesso l'ha portata a cocenti delusioni, di conseguenza sarei un analista politico superficiale se riducessi le ragioni di una sconfitta solo all'ignoranza dell'italiano medio. La verità è che il popolo guarda molto più avanti della politica, nonostante ne capisca poco, forse proprio per questo...detto in poche parole, la gente vuole risposte concrete a problemi reali!!! Il "Popolo della libertà" e la "Lega Nord"hanno interpretato il malessere generale puntando su questioni pragmatiche, quelle citate prima, ovvero denaro(diminuire le tasse) e sicurezza (politica dell'immigrazione).
Personalmente credo che le soluzioni proposte dal centro-destra non siano adeguate a risolvere i problemi del paese ma sono state, comunque, abbastanza chiare da essere recepite da coloro che si sono recati alle urne. La destra è al governo, Belurlusconi vince ancora e noi pseudo-intellettuali di centro-sinistra continuiamo ancora a sentirci superiori alla maggioranza del paese...magari per perdere nuovamente tra cinque anni.

mercoledì 17 ottobre 2007

Benvenuto PD, giocati bene quest'ultima possibilità!

Dopo anni di ipotesi, promesse e sussurri, domenica 14 ottobre è nato finalmente il Partito Democratico. Un'inizio sotto i migliori auspici vista la massiccia affluenza alle primarie (pare oltre i 3 milioni di votanti...) di un popolo critico che ha così inteso concedere al centro-sinistra, e forse all'intero mondo politico, l'ultima opportunità. Chi ha letto altre volte il mio blog saprà che ho sempre appoggiato l'idea del PD nonché il suo leader, Walter Veltroni. Che sia la volta buona che questo sistema politico cambi davvero? Che il multipartitismo estremo, caratteristica peculiare della nostra esperienza repubblicana, possa ritenersi ormai superato? E' chiaro che anche nel centro-destra dovranno unificarsi e creare un soggetto simile, una sorta di unione dei Conservatori, un ipotetico Partito Moderato. Forse che da 40-50 partiti ne rimarranno solo 4-5 semplificando il quadro politico agli occhi dei poveri elettori? Ovviamente si vedrà ma io sono fiducioso che qualcosa in meglio possa cambiare, che questa novità porti all' abbandono del "Vecchio" per voltare lo sguardo al "Nuovo".
Ovviamente si tratta solo di un punto di partenza. Al di là dei contenuti (certo fondamentali), quello che conta è la svolta chiaramente maggioritaria e non più ibrida, finalizzata al superamento di coalizioni estremamente eterogenee per ottenere chiarezza e omogeneità. Non più elenchi interminabili di sigle inutili ma un bipolarismo reale...o almeno così sembra. Sta di fatto che qualcuno, o qualcosa, avrebbe dovuto spezzare l'insopportabile inerzia del momento per mettere un po' di sale ai contenuti di un'attività politica troppo spesso incline solo all'ordinaria amministrazione (e, a volte, neppure troppo bene). Basterà? Ne riparlerò in futuro e vedremo...per ora mi limito a citare Daniele Silvestri: "progresso, adesso!!".

giovedì 16 agosto 2007

I giovani non sono più quelli di una volta...

Questa frase, o meglio, questo luogo comune, spesso riecheggia nei discorsi degli “over 40” o dalle pagine dei giornali se non da qualche talk show televisivo. Le notizie provenienti dai media spaziano da risse ad alcolismo diffuso, da atti di “bullismo” a stragi del Sabato sera. “Questi giovani sono scansafatiche!”, “questi giovani non hanno ideali, mica come noi una volta…”, “Questi giovani…”. Ma ci sarà qualcosa di vero in queste chiacchere da bar?
Effettivamente qualcosa di vero c’è. I tempi sono cambiati, inutile negarlo, e con il calendario che scorre muta pure la società, costante nella sua evoluzione dialettica. La realtà odierna evidenzia una solitudine insita e forse inconscia nelle nuove generazioni, dovuta non tanto a mancanza di affetti o amici ma quanto ad una situazione di abbandono in cui versano. Un tempo, infatti, essi correvano lungo binari prestabiliti dai quali era difficile affrancarsi: c’era innanzitutto l’educazione familiare, molto più rigida e incanalata che oggi, epoca in cui l’emancipazione post-sessantottina è acquisita da un pezzo. C’era, inoltre, la religione cui oggi è molto più difficile credere. La Chiesa è in crisi persino di vocazioni (Urge modernizzazione strutturale nei costumi e nella cultura di questa per non dissolvere una millenaria tradizione!). C’erano l’educazione sessuale, la castità prematrimoniale, i preconcetti sessuofobi…temi ormai finiti in prescrizione! C’era soprattutto la politica. Un tempo si sceglieva un’idea, un punto di vista, un partito e come capre lo si seguiva senza fare domande. Nell’era di internet e della globalizzazione, cioè della comunicazione libera e indipendente che viaggia in rete, la consapevolezza della complessità del reale impedisce certe manipolazioni di massa, favorendo la costruzione di idee più personali.
Questi pochi esempi testimoniano come l’essere umano sia oggi abbandonato a se stesso, costretto a camminare con le proprie gambe. Questo è un bene perché permette a tutti di agire liberamente, di sbagliare e quindi di crescere. Il lato oscuro della vicenda si chiama alcol, coca, sballo, ecc., consolazione di chi non sa o non vuole prendere la vita di petto. Gli anni 2000 sono un periodo di transizione, un cantiere aperto nel quale la società si sta evolvendo verso un futuro più cosmopolita, aperto, tollerante, vivace, maturo. Il prezzo da pagare a volte è alto ma ne vale la pena.

martedì 14 agosto 2007

Messico e Nuvole, il lato triste dell' America...

Los Angeles, grande metropoli statunitense. Los Angeles, abbreviazione di Ciudad de la Iglesia de Nuestra Señora de Los Angeles sobra la Porziuncola de Asìs, in pratica la città degli angeli. Los Angeles, la città in cui vive da poco David Beckam, strapagato neoacquisto dei Galaxy, la squadra di calcio della città. E’ la città di Hollywood,” Olimpo dorato” in cui l’industria cinematografica trasforma in oro tutto ciò che tocca, trasforma in abulia, sperpero, imbarazzante abbondanza quella che doveva essere solo un ‘arte. Los Angeles è la città di Beverly Hills, dei ricchi, del California Dream, della “bella vita”. O almeno così può sembrare.
Los Angeles è una delle città più eterogenee al mondo,con una popolazione di origine ispanica prossima ormai al 50%. Essa sintetizza come non mai la sperequazione socio-economica propria degli Stati Uniti e forse di tutto il mondo Occidentale. Se da un lato ci sono lusso e vergognosi sprechi (ditemi voi come si fa a retribuire una singola persona 50-60-100 mln di Dollari…inconcepibile!), gente che fa collezione di auto sportive tra una striscia di coca e l’altra,
nel resto dell’hinterland vi sono miseria e disperazione. Già disperazione…Quella del miliardario che cerca di dare un senso alla sua spesso inutile vita e quella, molto più concreta, di chi lotta giorno dopo giorno per avere un domani.
Poco distante dalla città c’è il confine Messicano. Forse non tutti sanno che le donne prossime al parto spesso tentano un folle attraversamento illegale della frontiera, al fine di garantire cittadinanza USA al nascituro, al fine di dargli uno 0.1 % di possibilità in più di avere un futuro. Il mondo è così: se da un lato qualcuno ha tanto, troppo, dall’altro c’è chi non ha nulla…Ogni luna ha il suo lato oscuro. Se da un lato il capitale arrogantemente impera, dall’altro il sole di questo immenso benessere viene oscurato dalle nuvole della povertà, quella del Centro e Sud America. Quella del "terzo mondo", delle baraccopoli, della scarsità d'acqua potabile, del PIL inesistente perchè inesistente l'industrializzazione; proprio di fianco al Paese più industrializzato al mondo! Qualcuno parlava di Messico e nuvole come il lato triste dell’America.

sabato 11 agosto 2007

Inno del V-Day



Un omaggio per i miei lettori...

Mi spiego meglio...

Date le numerose critiche ricevute a seguito dell’articolo precedente, ho ritenuto necessario chiarire alcuni punti, affinché le mie parole non vengano equivocate.
Premetto che sono un estimatore di Beppe Grillo e riconosco il valore del suo lavoro di denuncia e sensibilizzazione. Sono convinto che fare sentire la propria voce sia sempre un passo avanti verso un futuro migliore e che tutte le rivoluzioni partano dal basso. Detto questo, il problema è che spesso la voce resta voce, la consapevolezza della necessità di cambiamento resta pura ideologia. Come scritto in precedenza, “è già qualcosa” ma non basta.
Non mi si dia del conservatore-reazionario perché non lo sono. A contrario, quando sostenevo che il "nuovo" deve nascere dall’interno intendevo la necessità di riforme, cioè la concretizzazione legislativa delle idee provenienti dal fuoco rivoluzionario della piazza. Secondo me se il popolo si ferma all’invettiva ottiene poco. Il vento del cambiamento deve passare per una nuova cultura condivisa a livello politico-partitico, affinché dal parlamento possano nascere nuove leggi atte a modernizzare il Paese, incidendo nel tessuto sociale,culturale e imprenditoriale. La rivoluzione per via istituzionale, un po’ come Zapatero in Spagna! Tuttavia, consapevole della realtà italiana, ho sostenuto e sostengo che questa concretizzazione delle giuste parole della piazza sia difficile da realizzarsi. Da li la metafora dei mulini a vento.
Da studente di scienze politiche, un ‘analisi realistica andava fatta.Poi si continui a manifestare e sfogare il proprio malcontento, alla democrazia certo male non farà.

venerdì 10 agosto 2007

Quando il "Grillo parlante" si trasforma in "Don Chisciotte"

L’8 Settembre 2007 sarà ricordato come il giorno del V-Day, ovvero Vaffanculo Day. In tutte le piazze italiane si raduneranno seguaci del Savonarola di Genova, Beppe Grillo, per sfogare il proprio malcontento verso il sistema politico italiano, accusato d’immobilismo, servilismo, oligarchia, nepotismo, egoismo, ignoranza, ecc. ecc. chi più aggettivi dispregiativi conosce, più ne metta.
Ma qual è il senso di questa giornata? Nessuno, il suo scopo è puramente dimostrativo. Servirà a cambiare lo status-quo? Non credo, ma quantomeno se ne parlerà. E’ già qualcosa.
Chi legge il mio blog saprà che sui contenuti della protesta sono d’accordo, avendo più volte denunciato io stesso l’insostenibile situazione attuale. Restano, tuttavia, le perplessità sulla reale consistenza di queste forme di partecipazione. A me non piacciono le cose plateali, non mi piacciono le battaglie perse in partenza, non mi piacciono i Don Chisciotte che lottano contro i mulini a vento. Denuncia, denuncia, denuncia…tutte cose che fanno bene alla democrazia, alla libertà d’opinione, alle coscienze, ma non basta. Spesso, troppo spesso, le parole restano gocce in un oceano, un qualcosa che vola via col vento. La verità è che il cambiamento deve passare NECESSARIAMENTE per l’interno, cioè per il parlamento, per le istituzioni, per il sistema imprenditoriale e bancario. Riforme ci vogliono, solo riforme. Una presa di coscienza nei principali attori della vita pubblica italiana è necessaria affinché qualcosa cambi davvero. E i Grilli Parlanti, si sa, anche nelle favole vengono ignorati, figurarsi nella realtà! Coloro i quali detengono il potere sostanziale del Paese continueranno per la loro strada. Li puoi mandare a F….quanto vuoi, ma la torta resterà sempre troppo dolce perchè smettano di spartirsela. Il mondo va così, sarebbe bello cambiarlo, ma non è possibile se non nei sogni. E allora, in piena fase REM, che arrivi pure il Don Chisciotte col suo cavallo a fare la rivoluzione!