Dopo più di due anni ho deciso di riprendere a scrivere. Oggi più di allora sento il bisogno di condividere le mie idee, i miei punti di vista, le mie paure, il mio disappunto. L'Italia è un Paese in decadenza e forse l'unica cosa che ci resta è la possibilità di capire il marcio del nostro sistema politico, del nostro mercato del lavoro, della nostra economia, della nostra società.
Ho intenzione di dare un taglio più netto ai miei articoli, più politici, più schierati, più personali.
Grazie per avermi dedicato anche un minuto della vostra vita, buona lettura!






" Il pil misura qualunque cosa, tranne ciò per cui vale la pena vivere" (Bob Kennedy)

"La questione morale esiste da tempo, ma ormai essa è diventata la questione politica prima ed essenziale perchè dalla sua soluzione dipende la ripresa di fiducia nelle istituzioni, la effettiva governabilità del paese e la tenuta del regime democratico" (Enrico Berlinguer)


mercoledì 17 ottobre 2007

Benvenuto PD, giocati bene quest'ultima possibilità!

Dopo anni di ipotesi, promesse e sussurri, domenica 14 ottobre è nato finalmente il Partito Democratico. Un'inizio sotto i migliori auspici vista la massiccia affluenza alle primarie (pare oltre i 3 milioni di votanti...) di un popolo critico che ha così inteso concedere al centro-sinistra, e forse all'intero mondo politico, l'ultima opportunità. Chi ha letto altre volte il mio blog saprà che ho sempre appoggiato l'idea del PD nonché il suo leader, Walter Veltroni. Che sia la volta buona che questo sistema politico cambi davvero? Che il multipartitismo estremo, caratteristica peculiare della nostra esperienza repubblicana, possa ritenersi ormai superato? E' chiaro che anche nel centro-destra dovranno unificarsi e creare un soggetto simile, una sorta di unione dei Conservatori, un ipotetico Partito Moderato. Forse che da 40-50 partiti ne rimarranno solo 4-5 semplificando il quadro politico agli occhi dei poveri elettori? Ovviamente si vedrà ma io sono fiducioso che qualcosa in meglio possa cambiare, che questa novità porti all' abbandono del "Vecchio" per voltare lo sguardo al "Nuovo".
Ovviamente si tratta solo di un punto di partenza. Al di là dei contenuti (certo fondamentali), quello che conta è la svolta chiaramente maggioritaria e non più ibrida, finalizzata al superamento di coalizioni estremamente eterogenee per ottenere chiarezza e omogeneità. Non più elenchi interminabili di sigle inutili ma un bipolarismo reale...o almeno così sembra. Sta di fatto che qualcuno, o qualcosa, avrebbe dovuto spezzare l'insopportabile inerzia del momento per mettere un po' di sale ai contenuti di un'attività politica troppo spesso incline solo all'ordinaria amministrazione (e, a volte, neppure troppo bene). Basterà? Ne riparlerò in futuro e vedremo...per ora mi limito a citare Daniele Silvestri: "progresso, adesso!!".

giovedì 16 agosto 2007

I giovani non sono più quelli di una volta...

Questa frase, o meglio, questo luogo comune, spesso riecheggia nei discorsi degli “over 40” o dalle pagine dei giornali se non da qualche talk show televisivo. Le notizie provenienti dai media spaziano da risse ad alcolismo diffuso, da atti di “bullismo” a stragi del Sabato sera. “Questi giovani sono scansafatiche!”, “questi giovani non hanno ideali, mica come noi una volta…”, “Questi giovani…”. Ma ci sarà qualcosa di vero in queste chiacchere da bar?
Effettivamente qualcosa di vero c’è. I tempi sono cambiati, inutile negarlo, e con il calendario che scorre muta pure la società, costante nella sua evoluzione dialettica. La realtà odierna evidenzia una solitudine insita e forse inconscia nelle nuove generazioni, dovuta non tanto a mancanza di affetti o amici ma quanto ad una situazione di abbandono in cui versano. Un tempo, infatti, essi correvano lungo binari prestabiliti dai quali era difficile affrancarsi: c’era innanzitutto l’educazione familiare, molto più rigida e incanalata che oggi, epoca in cui l’emancipazione post-sessantottina è acquisita da un pezzo. C’era, inoltre, la religione cui oggi è molto più difficile credere. La Chiesa è in crisi persino di vocazioni (Urge modernizzazione strutturale nei costumi e nella cultura di questa per non dissolvere una millenaria tradizione!). C’erano l’educazione sessuale, la castità prematrimoniale, i preconcetti sessuofobi…temi ormai finiti in prescrizione! C’era soprattutto la politica. Un tempo si sceglieva un’idea, un punto di vista, un partito e come capre lo si seguiva senza fare domande. Nell’era di internet e della globalizzazione, cioè della comunicazione libera e indipendente che viaggia in rete, la consapevolezza della complessità del reale impedisce certe manipolazioni di massa, favorendo la costruzione di idee più personali.
Questi pochi esempi testimoniano come l’essere umano sia oggi abbandonato a se stesso, costretto a camminare con le proprie gambe. Questo è un bene perché permette a tutti di agire liberamente, di sbagliare e quindi di crescere. Il lato oscuro della vicenda si chiama alcol, coca, sballo, ecc., consolazione di chi non sa o non vuole prendere la vita di petto. Gli anni 2000 sono un periodo di transizione, un cantiere aperto nel quale la società si sta evolvendo verso un futuro più cosmopolita, aperto, tollerante, vivace, maturo. Il prezzo da pagare a volte è alto ma ne vale la pena.

martedì 14 agosto 2007

Messico e Nuvole, il lato triste dell' America...

Los Angeles, grande metropoli statunitense. Los Angeles, abbreviazione di Ciudad de la Iglesia de Nuestra Señora de Los Angeles sobra la Porziuncola de Asìs, in pratica la città degli angeli. Los Angeles, la città in cui vive da poco David Beckam, strapagato neoacquisto dei Galaxy, la squadra di calcio della città. E’ la città di Hollywood,” Olimpo dorato” in cui l’industria cinematografica trasforma in oro tutto ciò che tocca, trasforma in abulia, sperpero, imbarazzante abbondanza quella che doveva essere solo un ‘arte. Los Angeles è la città di Beverly Hills, dei ricchi, del California Dream, della “bella vita”. O almeno così può sembrare.
Los Angeles è una delle città più eterogenee al mondo,con una popolazione di origine ispanica prossima ormai al 50%. Essa sintetizza come non mai la sperequazione socio-economica propria degli Stati Uniti e forse di tutto il mondo Occidentale. Se da un lato ci sono lusso e vergognosi sprechi (ditemi voi come si fa a retribuire una singola persona 50-60-100 mln di Dollari…inconcepibile!), gente che fa collezione di auto sportive tra una striscia di coca e l’altra,
nel resto dell’hinterland vi sono miseria e disperazione. Già disperazione…Quella del miliardario che cerca di dare un senso alla sua spesso inutile vita e quella, molto più concreta, di chi lotta giorno dopo giorno per avere un domani.
Poco distante dalla città c’è il confine Messicano. Forse non tutti sanno che le donne prossime al parto spesso tentano un folle attraversamento illegale della frontiera, al fine di garantire cittadinanza USA al nascituro, al fine di dargli uno 0.1 % di possibilità in più di avere un futuro. Il mondo è così: se da un lato qualcuno ha tanto, troppo, dall’altro c’è chi non ha nulla…Ogni luna ha il suo lato oscuro. Se da un lato il capitale arrogantemente impera, dall’altro il sole di questo immenso benessere viene oscurato dalle nuvole della povertà, quella del Centro e Sud America. Quella del "terzo mondo", delle baraccopoli, della scarsità d'acqua potabile, del PIL inesistente perchè inesistente l'industrializzazione; proprio di fianco al Paese più industrializzato al mondo! Qualcuno parlava di Messico e nuvole come il lato triste dell’America.

sabato 11 agosto 2007

Inno del V-Day



Un omaggio per i miei lettori...

Mi spiego meglio...

Date le numerose critiche ricevute a seguito dell’articolo precedente, ho ritenuto necessario chiarire alcuni punti, affinché le mie parole non vengano equivocate.
Premetto che sono un estimatore di Beppe Grillo e riconosco il valore del suo lavoro di denuncia e sensibilizzazione. Sono convinto che fare sentire la propria voce sia sempre un passo avanti verso un futuro migliore e che tutte le rivoluzioni partano dal basso. Detto questo, il problema è che spesso la voce resta voce, la consapevolezza della necessità di cambiamento resta pura ideologia. Come scritto in precedenza, “è già qualcosa” ma non basta.
Non mi si dia del conservatore-reazionario perché non lo sono. A contrario, quando sostenevo che il "nuovo" deve nascere dall’interno intendevo la necessità di riforme, cioè la concretizzazione legislativa delle idee provenienti dal fuoco rivoluzionario della piazza. Secondo me se il popolo si ferma all’invettiva ottiene poco. Il vento del cambiamento deve passare per una nuova cultura condivisa a livello politico-partitico, affinché dal parlamento possano nascere nuove leggi atte a modernizzare il Paese, incidendo nel tessuto sociale,culturale e imprenditoriale. La rivoluzione per via istituzionale, un po’ come Zapatero in Spagna! Tuttavia, consapevole della realtà italiana, ho sostenuto e sostengo che questa concretizzazione delle giuste parole della piazza sia difficile da realizzarsi. Da li la metafora dei mulini a vento.
Da studente di scienze politiche, un ‘analisi realistica andava fatta.Poi si continui a manifestare e sfogare il proprio malcontento, alla democrazia certo male non farà.

venerdì 10 agosto 2007

Quando il "Grillo parlante" si trasforma in "Don Chisciotte"

L’8 Settembre 2007 sarà ricordato come il giorno del V-Day, ovvero Vaffanculo Day. In tutte le piazze italiane si raduneranno seguaci del Savonarola di Genova, Beppe Grillo, per sfogare il proprio malcontento verso il sistema politico italiano, accusato d’immobilismo, servilismo, oligarchia, nepotismo, egoismo, ignoranza, ecc. ecc. chi più aggettivi dispregiativi conosce, più ne metta.
Ma qual è il senso di questa giornata? Nessuno, il suo scopo è puramente dimostrativo. Servirà a cambiare lo status-quo? Non credo, ma quantomeno se ne parlerà. E’ già qualcosa.
Chi legge il mio blog saprà che sui contenuti della protesta sono d’accordo, avendo più volte denunciato io stesso l’insostenibile situazione attuale. Restano, tuttavia, le perplessità sulla reale consistenza di queste forme di partecipazione. A me non piacciono le cose plateali, non mi piacciono le battaglie perse in partenza, non mi piacciono i Don Chisciotte che lottano contro i mulini a vento. Denuncia, denuncia, denuncia…tutte cose che fanno bene alla democrazia, alla libertà d’opinione, alle coscienze, ma non basta. Spesso, troppo spesso, le parole restano gocce in un oceano, un qualcosa che vola via col vento. La verità è che il cambiamento deve passare NECESSARIAMENTE per l’interno, cioè per il parlamento, per le istituzioni, per il sistema imprenditoriale e bancario. Riforme ci vogliono, solo riforme. Una presa di coscienza nei principali attori della vita pubblica italiana è necessaria affinché qualcosa cambi davvero. E i Grilli Parlanti, si sa, anche nelle favole vengono ignorati, figurarsi nella realtà! Coloro i quali detengono il potere sostanziale del Paese continueranno per la loro strada. Li puoi mandare a F….quanto vuoi, ma la torta resterà sempre troppo dolce perchè smettano di spartirsela. Il mondo va così, sarebbe bello cambiarlo, ma non è possibile se non nei sogni. E allora, in piena fase REM, che arrivi pure il Don Chisciotte col suo cavallo a fare la rivoluzione!

martedì 7 agosto 2007

L'uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto

A volte nella vita capita di perdere il proprio treno, altre che il treno ti passi a prendere a casa improvvisamente, inaspettatamente e indipendentemente dalla tua volontà. Accadde così che un tale Veltroni Walter, brillantissimo sindaco di Roma nonché stimato uomo di cultura, venga designato come l’unico leader possibile del nascituro Partito Democratico e, probabilmente, come prossimo candidato premier del centro-sinistra.
A volte la vita è così, ti offre la grande occasione quasi per caso. Accadde così che dopo mesi di tribolati lavori il nuovo soggetto politico stentasse a decollare, in crisi di consenso e credibilità. Piero Fassino, colui che ci aveva lavorato più di tutti, sono convinto che avesse ambizioni notevoli ma, nonostante la sua grande preparazione, ha il carisma di un comodino. Non funzionerai! Gli avranno suggerito in coro…e così ecco spuntare Mr.Miele, l’uomo più zuccheroso, buonista, strappavoti che ci sia. Quanto valga come statista lo dimostrerà eventualmente a suo tempo ma la certezza è che piace, eccome se piace…Walter Veltroni è il figlio che ogni madre vorrebbe avere, il padre che ogni figlio vorrebbe avere, l’amico che tutti vorrebbero avere. Lui è così, un uomo perbene, equilibrato fino all’estremo dell’immobilismo, il re della diplomazia. In un sistema politico in cui contano il consenso e l’apparire, queste sono le caratteristiche che deve avere un leader.
In ottobre ci saranno le primarie, una formalità che gli darà le chiavi del futuro politico italiano, lo incoronerà come l'unico mediaticamente in grado di sfidare Berlusconi. Bisserà su scala nazionale i successi locali? Lo sapremo presto, forse anche prima del 2011 (non è detto, infatti, che le urne non si riapriranno prima del termine previsto).
Io credo che il buon Walter avesse per la testa ben altri progetti ma l’occasione della vita lo chiama: in fondo non è da tutti essere l’uomo giusto, al posto giusto, nel momento giusto.

domenica 22 luglio 2007

L'arte dentro di noi

Avrete notato che il mio sito è ricco di citazioni. Sono presenti stralci di canzoni, poesie, massime filosofiche. Questo come si concilia con la denominazione del mio sito, chiamato “ilblogdigianluca”? Allora i contenuti di questo blog sono mutuati anche da fonti diverse dal sottoscritto? Beh, non proprio…Fermo restando che gli articoli sono tutti miei (per fortuna o purtroppo, ma è così…), posso con certezza affermare che anche tutto il resto lo è.
Il concetto è di portata universale: l’arte non è di chi la produce ma di tutti coloro che hanno il piacere di ammirarla. Se guardo un film o un quadro, se ascolto musica, se leggo un romanzo, lo faccio con i miei occhi, le mie orecchie, il mio intelletto, il mio cuore, le mie esperienze. In altre parole, interpreto tutto in chiave soggettiva, rendendo unica e personale le lettura dell’opera. Ad esempio, quando scrivo “ la vita è un brivido che vola via”, mi riferisco al mio modo d’interpretare l’esistenza, a un concetto che sento in relazione al mio essere, così che i versi di Vasco sono anche miei. Il bello dell’arte è proprio questo: il suo carattere “democratico” e universale.
Il rock, il blues, il jazz, il soul, nascono dall’inquietudine, dalla rabbia, dall’insoddisfazione, dalla voglia di vivere: sensazioni trasmesse da chi le prova a chi ascolta, probabilmente con lo stesso identico stato d’animo. La Gioconda, una delle opere d’arte più famose al mondo, è immersa in un’aurea di nebbia e mistero, trasmette malinconia e dolcezza, sentimenti probabilmente propri della sensibilità di chi l’ammira. In fondo, la cultura aiuta a raggruppare i popoli in un comune sentire proprio del genere umano.

sabato 9 giugno 2007

Sarkozy e la "droite" socialista

Nicolas Sarkozy, neo-presidente della Repubblica Francese, sta attuando riforme a ritmi frenetici. Pur essendo esponente della droite, le sue linee politiche di governo appaiono ugualmente più a sinistra che in Italia, dove c’è un governo socialista. Mi spiego meglio: il neo-inquilino dell’Eliseo ha effettuato tagli sul welfare state, il quale ciò nonostante resta più consistente del nostro. Qualche esempio: ha tagliato il sussidio di disoccupazione a chi rifiuta un impiego per due volte. In Italia, il sussidio di disoccupazione non esiste. Abolizione dell’imposta di successione su piccoli e medi patrimoni. Da noi è stata abolita anche su quelli grandi, da Berlusconi così come dal governo attuale, dato il tacito assenso.
Assodato che lo stato sociale d’oltralpe sia indubbiamente più forte, qualcuno potrebbe pensare che il rovescio della medaglia sia un’ ingente spesa pubblica. Invece no, visto che l’Italia ha un debito pubblico pari al doppio di quello francese. Il cuore del problema, dunque, è sempre lo stesso. Mi spiace ripetermi ma l’inefficienza dell’amministrazione nostrana è sempre sotto gli occhi di tutti.
I meccanismi della spesa sono rimasti quelli dell’era DC, finalizzati alla formazione del consenso e alla creazione di clientele dipendenti dal denaro pubblico, attraverso sovvenzioni a cliniche amministrate da politici o loro amici, pensioni a cinquantenni, alti stipendi a funzionari statali spesso perditempo,ecc. Non lo devo ricordare io che gli investimenti finalizzati ad un miglioramento del benessere generale siano anche quelli verso bambini, famiglie, anziani, poveri,ecc. Lo Stato italiano, sul piano delle azioni politiche costruttive, è vergognoso. Il governo è composto, tra ministri e sottosegretari, da circa ottanta persone. L’altro giorno ho scoperto l’esistenza del ministro per l’attuazione del programma di governo, un tale Santagata Giulio. Ma stiamo scherzando? Ma che ministero è? Ma erano finite le poltrone? In Francia i ministri sono 15. Credo che oltre cinquant’anni di dittatura bianca (il governo DC) abbiano reso il nostro Paese un luogo di sprechi e inefficienze, come tangentopoli (e non solo) dimostrò a inizio anni '90. Detto questo non aggiungo altro per non citare articoli che ho scritto in precedenza. Spero un giorno di potermi smentire…

martedì 5 giugno 2007

Una questione di numeri

E’ passato circa un anno dall’instaurazione del governo Prodi ma ancora oggi permangono dubbi circa la sua possibilità numerica di amministrare il Paese. Di fatto, ogni giorno gli esponenti della fazione opposta ne invocano la caduta per questioni, appunto, di possibilità aritmetiche di governare. Ovviamente gli attaccati si difendono sostenendo il contrario. Chi ha ragione? Forse è il caso di fare un po’ di chiarezza…
Le elezioni politiche del 2006 si chiusero in sostanziale pareggio, con uno scarto ridottissimo ma decisivo pari a circa 24000 voti. Sarà forse colpa del centro-sinistra se l’opinione degli italiani era spaccata e l’esito delle urne fu equilibrato? Io credo di no, per il semplice fatto che nessuno ha la bacchetta magica e tutti provano a fare del proprio meglio. Se poi il match termina in parità non è colpa di nessuno. Così come non è colpa di nessuno se in un sistema democratico bipolare qualcuno deve vincere, qualunque sia la differenza di voti. La democrazia è il governo della maggioranza più uno o non è democrazia. Che questo piaccia o meno, è così.
Chi invece ha colpe pesanti in questa paralisi parlamentare, è il centro-destra del governo Berlusconi. I suoi esponenti hanno prodotto una legge elettorale impresentabile, una “porcata” a detta di chi l’ha firmata, cioè il ministro Calderoli, il quale ha dichiarato di averla scritta volontariamente male per costringere il futuro governo a cambiarla sotto ricatto della Lega. Inoltre, visto che i sondaggi favorivano il centro-sinistra, tutto lo schieramento governativo decise di appoggiarla poiché, bloccando il premio di maggioranza al senato, qualunque governo non avrebbe mai avuto i numeri necessari. In altre parole, sapendo di perdere decisero di limitare i danni. Tra l’altro fu un boomerang perché con la vecchia legge elettorale avrebbero vinto…fu proprio un’idea “brillantissima” quella di cambiarla!
Detto questo, credo abbiate capito di chi siano le responsabilità per l’attuale fase di stallo, quantomeno dal punto di vista algebrico. Di conseguenza, da Berlusconi in giù, dovrebbero avere il buon senso di non ripetere sempre la stessa filastrocca dei "numeri per governare". Io capisco la contrapposizione politica, ma tutto ha un limite…

domenica 3 giugno 2007

Voglio Donadoni a casa!

Ieri la nazionale italiana, campione del mondo, ha vinto risicatamente contro le isole Far Oer, squadra dilettantistica. Chi ha segnato a Buffon cioè al miglior portiere del mondo è Rogvi Jacobsen, di professione carpentiere. Per intenderci, anch’io potrei giocare titolare con quella squadra. Qualcuno indicherà nelle scarse motivazioni il motivo della penosa prestazione, ma la sostanza non cambia: Donadoni è inadeguato al ruolo che ricopre. Delle due l’una: o l’Italia fallirà clamorosamente il raggiungimento dei propri obiettivi e il C.T. avrà dimostrato di essere un incapace o vincerà gli Europei e allora avremo la dimostrazione che chiunque potrebbe allenare a certi livelli.
Per chi non fosse esperto di calcio, espongo brevemente il curriculum del personaggio in questione: Lecco (c2), esonerato. Genoa (b), esonerato. Livorno(a), esonerato. Questo “brillante stratega” è il Commissario Tecnico della nazionale campione del mondo. Ma stiamo scherzando? Dopo Marcello Lippi ci meritiamo questo soggetto? Forse non tutti conoscono il motivo della sua nomina. Si tratta della classica “italianata”, ovvero è un raccomandato. E’ un grande amico dell’ex vice-commissario straordinario della FIGC Demetrio Albertini, in carica al tempo dell’assunzione. Inoltre è antipatico, il che non è una novità essendo così anche i suoi predecessori, però almeno loro erano “qualcuno”. Sacchi, Lippi, Bearzot erano allenatori di caratura internazionale, a loro si poteva perdonarlo. E come non citare i grandi giocatori che rifiutano la nazionale, Nesta e Totti in primis. Un po’ di carisma credo che un allenatore debba averlo…con me non si sarebbero permessi! Inoltre c’è una norma che prevede la squalifica per le volontarie rinunce. Donadoni non li convoca per evitare incidenti diplomatici con i club e quindi i due non incorrono in alcuna sanzione…che grande “coglione”!!!
Se in questo gioco esiste ancora un po’ di dignità credo che la prima cosa da fare sarebbe l’esonero di un condottiero incapace, inesperto e senza personalità. Dato che il termine dignità è stato cancellato da tanti dizionari (non solo quello calcistico), ognuno manterrà il suo posto, come sempre in questo nostro assurdo Paese.

venerdì 1 giugno 2007

Sliding doors

Vi è mai capitato di immaginare la vostra vita in relazione ad un particolare che ne potrebbe aver cambiato il corso? Vi è mai capitato di trovarvi davanti alle porte scorrevoli di un treno e pensare, anni dopo, cosa sarebbe cambiato se quel treno l’aveste preso o meno? A me si, tante volte.
Ovviamente quella del treno è una metafora, rappresenta il momento in cui la propria vita si trova davanti a un bivio, spesso senza neanche accorgersene. L’idea non è mia, l’ho mutuata da un celebre film che analizzava le imprevedibili conseguenze di un banale metrò preso o perso, un mattino qualunque nella vita di una persona qualunque. Il titolo è, appunto, sliding doors.
A me capita spesso di tornare su scelte passate, ricostruirmi mentalmente la vita a seguito di eventuali scelte diverse: se avessi scelto questa facoltà? Se avessi giocato in questa squadra? Se fossi andato a vivere in questa città? Se in quella occasione mi fossi comportato così? Se, se, se, se…con i se e con i ma non si fa la storia, o almeno così si dice…Io sono convinto che bisogna immaginare la propria vita in divenire, guardare avanti senza voltarsi indietro mai (o quasi mai). Tra l’altro andrebbe anche valutato se siamo davvero padroni delle nostre azioni. Qualcuno crede nel destino, in un filo rosso che lega gli episodi della nostra vita al fine di realizzare un disegno già scritto e a noi sconosciuto. Personalmente al fatalismo credo poco e spesso torno sui miei passi attribuendomi meriti e demeriti di quel che mi accade. Forse sbaglio peccando di presunzione. L’unico dato oggettivo, sia come sia, è che indietro non si torna e ognuno paga i propri errori così come raccoglie quello che ha seminato. Poi il resto rientra nel campo delle ipotesi, delle congetture, delle eventualità. In una parola, in tutto ciò che lascia il tempo che trova. Forse l’unica cosa da fare sarebbe correre, sempre e comunque, qualunque sia il proprio ruolo e il proprio percorso, a prescindere dall’essere un leone che deve correre più della gazzella per non morire di fame o gazzella che deve farlo per non essere mangiata. Per entrambi fermarsi a ragionare sui se potrebbe essere deleterio.

martedì 29 maggio 2007

La luce in fondo al tunnel. Che il pallone torni a rotolare...

Questo articolo è dedicato a tutti gli appassionati di calcio. A tutti coloro che negli ultimi anni avevano visto svanire il proprio entusiasmo, che le domeniche si annoiavano a seguire campionati sempre più squallidi. Beh…credo che l’agonia sia finita.
C’era una volta la serie A, nota come il campionato più bello e prestigioso al mondo. Poi, un giorno, alcune grandi squadre si svegliarono la mattina accorgendosi di avere qualche debito di troppo. La crisi economica colpì la Fiorentina, che fallì e venne retrocessa in C2, nonché la Roma che fu costretta a smantellare il proprio organico, divenendo una “Rometta”. Contemporaneamente i crack Cirio e Parmalat distrussero due squadre da queste finanziate, la Lazio di Cragnotti e il Parma di Tanzi. Qualche anno dopo fallirono anche Napoli e Torino, oltre al Genoa spedito in serie C per motivi disciplinari. In questo quadro rimanevano solo 3 squadre ad alti livelli: Juve, Milan, Inter. La iniqua distribuzione dei diritti televisivi, inoltre, faceva si che queste si arricchissero smisuratamente più delle altre 17 che partecipavano al campionato. Di conseguenza diventavano sempre più forti e, grazie alla Champions League, impinguavano le proprie casse ulteriormente, dilatando sempre più la forbice con le altre squadre. In questo contesto già noioso è intervenuta Calciopoli, la quale ha eliminato Juve e Milan, lasciando solo l’Inter a giocarsi lo scudetto. Chiunque abbia un minimo di sale in zucca si sarà schifato di tutte le feste che i nerazzurri stanno facendo. Dopo questo mio discorso, vi sarà chiaro che il calcio italiano è diventato una farsa e che vincere una gara correndo da soli non è il massimo della vita. Il tricolore dell’Inter non vale nulla, perché non è esistito il campionato…
Tranquilli, forse sta arrivando la luce alla fine del tunnel. L’anno venturo tornerà la Juve, anche se non ai livelli di un tempo ma tornerà. Milan e Fiorentina saranno rinforzate e non penalizzate. Roma e Lazio potranno essere competitive grazie ai soldi della Champions, Napoli e Genoa quasi sicuramente torneranno in serie A. Insomma…si torna a giocare sul serio. Visto che il movimento calcistico nostrano è campione del Mondo e d’Europa, è indispensabile che abbia un campionato all’altezza. Che poi il Palazzo sia un letamaio, questo è noto, però è un altro discorso. Ora sto parlando di calcio giocato e forse dall’anno prossimo non ci addormenteremo più davanti al televisore!

sabato 26 maggio 2007

Attenzione! La storia si sta ripetendo...

Intervenendo all’annuale assemblea di Confindustria, il presidente Luca Cordero di Montezemolo ha criticato l’attuale sistema politico denunciandone la debolezza, interpretando così il pensiero di gran parte dell’opinione pubblica, stufa dei soliti personaggi e sempre più distante dalla politica. Stessa idea, qualche giorno fa, la espresse il vice-presidente del consiglio e ministro degli esteri D’alema, uno che non parla mai a sproposito. Segue che forse qualcosa di vero ci sarà…
Sarebbe facile il paragone con la debolezza istituzionale dei primi anni novanta, quella che portò al collasso della prima repubblica e alla nascita del sistema partitico bipolare attualmente in vigore. Tuttavia, tra i due periodi, vi è una differenza sostanziale: allora il Palazzo stava perdendo credibilità a causa degli scandali giudiziari legati al finanziamento illegale dei partiti, noto come tangentopoli. Quindi il problema nasceva dalla disonestà della classe politica. Oggi la mancanza di fiducia scaturisce da una semplice e banale incapacità professionale, intellettuale e comunicativa. In altre parole, i nostri parlamentari sono un “branco di capre”. Non lo dico solo io ma credo sia una sensazione unanime.
Oggi come allora, di questo vuoto sembra volersene giovare qualcuno. Infatti le esternazioni di Montezemolo, secondo molti, non sarebbero casuali bensì sottenderebbero un progetto di partecipazione attiva in politica, una “discesa in campo”. Oggi come allora, un imprenditore si propone come l’uomo nuovo, quello esterno al sistema che nel sistema vorrebbe entrare, a parole per migliorarlo. All’epoca quell’ imprenditore fondò un partito, vinse le elezioni e divenne premier. Oggi che quello lì comincia ad avere una certa età, si appresta a prenderne il posto uno simile a lui, che fa il suo stesso mestiere e che la pensa come lui. Ha solo qualche anno di meno. La formula gattopardiana del “tutto cambia affinché nulla cambi” sembra come non mai pertinente. Potrei sbagliarmi, ma la sensazione è che la storia si stia ripetendo. Siamo sicuri che sia un bene per il Paese?

giovedì 24 maggio 2007

Un'occasione per dimostrare equilibrio e professionalità

In alcuni articoli precedenti ho parlato di Chiesa, libertà d’opinione, informazione, disinformazione, democrazia. E’ scoppiato un caso che racchiude in sé tutti questi temi. Protagonisti: la RAI, Michele Santoro e la CEI. Oggetto del contendere, un video sui preti pedofili girato dalla BBC e acquistato dalla tv di stato italiana al fine di trasmetterlo nell’ambito del programma giornalistico anno zero.
Innanzitutto va sottolineata la fonte:bbc, una delle emittenti più professionali e prestigiose al mondo, per molti un esempio di giornalismo. Segue che, pur non avendo visto il servizio, non dubito della sua qualità e onestà intellettuale, ragion per cui credo che debba essere trasmesso. Tuttavia c’è un però, quello relativo alla natura della trasmissione: Santoro è decisamente di sinistra, cosa concessa a un giornalista solo a patto che dichiari esplicitamente la propria parzialità, al fine di non distorcere disonestamente l’idea di chi ascolta o legge o vede. Lui lo fa, però in questo caso dovrebbe stare particolarmente attento data la delicatezza del tema. Dovrebbe,cioè, sforzarsi di essere più equilibrato possibile e di garantire un dibattito davvero pluralista, affinché una seria inchiesta sociale non si trasformi in uno sterile attacco anticlericale. Per quanto riguarda gli esponenti ecclesiastici, credo che debbano essere i primi ad appoggiare questo progetto al fine di evidenziare le “mele marce” e prenderne le distanze.
Sono, dunque, favorevole alla messa in onda del servizio a condizione che la libertà d’opinione rispetti il limite del buon senso di cui parlai già in precedenza, in questo caso evitando attacchi e strumentalizzazioni. Se le due parti (Chiesa e giornalisti del programma) sapranno mantenere una posizione netta ma leale, credo che questa storia gioverà ad entrambe. Spero non si lascino sfuggire un occasione per ripulire la propria immagine, spesso sporcata da un po’ di presunzione fuori dalle righe.

martedì 22 maggio 2007

Un velo di scetticismo copre il governo Prodi

Ecco i risultati del sondaggio Il Governo Prodi sta migliorando l'Italia?:
si 17%
no 60%
non so, è presto per dirlo 9%
si, ma potrebbe fare di più 10%
no, ma non c'è alternativa 3%

Allora i lettori di questo blog sono militanti di destra? No, non credo, quantomeno non tutti. Resta però da giustificare un’avversione così schiacciante all’attuale governo in carica.
Considerando l’ovvio dissenso dei "berlusconiani", credo che le critiche arrivino anche da sinistra. Sicuramente quella radicale, delusa da troppa moderazione. Credevano di votare Zapatero e si sono ritrovati Mastella, giusto per fare un nome. I Dico sono ancora da definire, le missioni militari confermate e rinvigorite, il partito maggioritario si è trasformato da democratico di sinistra in democratico.
Gli altri elettori dell'unione sono forse rimasti delusi da un inizio tentennante, causato da un coro troppo polifonico per permettersi qualche assolo incisivo. In altre parole, ha prodotto poche e annacquate riforme.
Personalmente ho votato la terza opzione, quella che concede ancora un po’ di tempo, poiché credo che il lavoro sia lungo e farraginoso. E’ vero che nei precedenti articoli ho espresso pessimismo per tutto il sistema politico italiano a causa della sua natura oligarchica e antiquata, però al momento il Paese ha bisogno di stabilità e quindi spero che il governo duri. In futuro, magari con un'altra legge elettorale e qualche nome nuovo, forse avremo qualcosa di meglio.

sabato 19 maggio 2007

E se il suffragio universale non fosse così democratico come crediamo?

Pensando all’incompetenza politica di alcuni recenti primi ministri, come Bush o Berlusconi, o al proliferare di candidature inopportune, come quelle di attori, sportivi, “soggetti improbabili” vari, mi viene da concludere che forse il suffragio universale, conquista essenziale di tutte le democrazie moderne, non sia poi così efficace al fine di una corretta amministrazione della polis. Infatti, premesso che ogni cittadino abbia diritto di scegliere i propri rappresentanti, siamo proprio sicuri che chi vota lo fa coscientemente? Siamo proprio sicuri che l’intero elettorato sappia davvero per chi vota, quando vota? Siamo proprio sicuri che il popolo sappia chi possa veramente soddisfare i propri bisogni e migliorare la propria vita? Io credo di no. Basta fare qualche statistica per realizzare che una porzione minoritaria della popolazione legge i giornali, che i libri spesso fungono da soprammobile e che a laurearsi siano relativamente in pochi, nonostante un recente innalzamento numerico. Il punto è che, su sessanta milioni di abitanti, sono pochi quelli che hanno competenze in politica economica, politica estera, politica sanitaria,ecc. Sono convinto che le preferenze elettorali degli italiani passino per Porta a Porta e trasmissioni del genere. Vince chi appare di più, chi ostenta una maggiore preparazione, chi risulta più simpatico e/o popolare. Negli USA vinse Bush in quanto "cafone bifolco" come gran parte degli americani medi. In Italia, Berlusconi solo perché era già conosciuto in altri campi. Vi pare che uno che non ha mai fatto politica in vita sua, senza esperienza, diventi subito Premier? A me no. Come non mi piace che vengano eletti personaggi come Gardini, Carfagna, Caruso, Luxuria, ecc. Nulla di personale, ma credo che il parlamento debba essere il meritato aprrodo dopo anni di studi, fatica, carriera, preparazione. Non è mica un bar…
E’ chiaro che limitare il diritto di voto significherebbe eleggere persone che agirebbero nell’interesse di pochi e non di tutti. Ma siamo proprio sicuri che non lo stiano già facendo? In politica comandano solo i dirigenti di partito, poi gli altri fanno numero, così che non esiste un vero dibattito parlamentare, una vera dialettica tra idee diverse. Forse la democrazia rappresentativa è la maschera di un’oligarchia latente. Forse la democrazia nel 2007 non esiste ancora. Certo sempre meglio che dittature, regimi militari o religiosi, ma sono convinto che si possa fare di più, si debba fare di più. Magari se tutto l'elettorato iniziasse a leggere e informarsi di più.

giovedì 17 maggio 2007

Il buon senso come limite alla libertà d'opinione

L’università di Teramo è al centro di polemiche relative all’invito, da parte del prof. Moffa, di un noto intellettuale francese di nome Faurisson. Egli è attualmente capofila del negazionismo internazionale, movimento culturale con cui si indicano le teorie revisioniste, secondo cui l'Olocausto sarebbe stato assai più ridotto di quanto la storiografia dominante ritenga, o addirittura non sia mai avvenuto. In Francia, a causa delle sue posizioni, è stato interdetto dall'insegnamento e da ogni mezzo di comunicazione di massa. A Teramo, il consiglio di facoltà ha ufficialmente diffidato Moffa, il quale dichiara però che consentirà ugualmente al collega di tenere la sua conferenza, in nome del diritto d’espressione. Io disapprovo. Premesso, infatti, che la libertà d’opinione sia fondamentale per ogni Paese civile e democratico (vedi art. 21, costituz. italiana), credo che nella vita ci siano dei limiti a tutto. Delle colonne d’Ercole oltre le quali questo diritto degenera in sterile provocazione. Non mi si dia del censore, ma credo che ogni cosa debba sempre essere guidata dal buon senso. Ci sono dei temi che non possono essere messi in discussione. Cancri come la pedofilia, la mafia, il satanismo( giusto per fare qualche esempio), devono essere trattati unilateralmente, con una posizione di ferma condanna. Così l’Olocausto. Lo sterminio degli Ebrei è una piaga nella storia dell’Europa Contemporanea, non ci possono essere dubbi. Che poi qualcuno lo neghi solo per inveire contro Israele, è la prova che ne fa un uso strumentale ed estraneo da finalità scientifiche.
Tutti hanno il diritto di dire ciò che vogliono ma nessuno può calpestare valori imprescindibili per ogni persona civile. Ragionare un po’ sulle proprie tesi, non sarebbe un’idea sbagliata. Una recente canzone italiana recita: “prima di parlare pensa!”.

Dove giocherà, l'anno prossimo, Gigi Buffon?

“Gigi Buffon, resta con noi!”, cantano i tifosi della Juventus. Il calciatore in questione è uno dei più forti portieri della storia del calcio, sicuramente il migliore del momento. E’ un campione del mondo, è un trascinatore, è un ragazzo serio. Ovvio, quindi, che tutti desidererebbero averlo nella propria squadra. Una sua eventuale cessione, tuttavia, sarebbe auspicabile sia per la Juve che per Buffon. La prima, infatti, ha bisogno di denaro per ricostruire la squadra, il secondo desidera (giustamente) giocare la Champions League, possibilmente con una squadra forte e blasonata. Non è detto, però, che lasci Torino. E’ paradossalmente prigioniero della propria bravura: affinché non venga svenduto, il valore suo cartellino non può scendere sotto i 55/60 milioni di Euro. Inevitabile, quindi, che gli acquirenti siano pochi. Io provo a ipotizzare una sua possibile destinazione (vediamo quanto capisco di calcio…). In Italia ci sarebbero Milan e Inter. Entrambe hanno rinnovato il contratto al proprio portiere, quindi sarebbero da escludere. Tuttavia, la prima nutre qualche dubbio sull’affidabilità del suo estremo difensore, la seconda ha soldi da spendere e notoriamente ragiona poco prima di aprire il portafoglio. All’estero ci sarebbero solo 4 squadre con le possibilità economiche per acquistare Gigi. Real Madrid, che però ha già Casillas, il quale è un simbolo della sua squadra giocandoci da tanti anni ed essendo uno dei migliori portieri al mondo, nonché madrileno. Il Barcellona ha Valdes, portiere tecnicamente normale ma catalano. Sappiamo quanto in Catalogna tengano alla propria terra, quindi è difficile che si muova di lì. Lasciamo la Spagna per l’Inghilterra. Nel Chelsea gioca Cech, il migliore dopo Buffon. Il Manchester, invece, ha in Van der Sar un portiere mediocre, quindi potrebbe aver bisogno di coprire questo ruolo. Le possibili soluzioni terminano qui, poichè altri club, in questo momento, non potrebbero permetterselo.
La mia previsone è: se va via dalla Juve approda quasi sicuramente al Manchester. Il quasi si giustifica dall’ipotesi che non voglia emigrare, visto che si dichiara politicamente nazionalista. In quel caso andrebbe al Milan. Quindi 70% Red Devils, 30% Rossoneri. Se volete scommettere, fatelo in base a queste indicazioni. Se poi vincete, mentre ritirate i soldi ricordate di dover essere grati al sottoscritto!!

mercoledì 16 maggio 2007

La "brillante" idea dell'indulto

A distanza di mesi dalla sua approvazione, l’indulto è sempre d’attualità. Infatti sono molti coloro che, beneficiato dell’ improvvisa libertà, sono tornati a delinquere. Sono profondamente convinto dell'insensatezza di questa legge. Capisco la motivazione ufficiale ma non l’approvo. Dato che le carceri erano estremamente sovraffollate e la pena diveniva, per questo, sproporzionata al reato, nacque l’idea di sfoltirle con un gran numero di scarcerazioni. Il provvedimento fu approvato trasversalmente: dalla destra per favorire alcuni inquisiti “eccellenti” (es. Previti), dalla sinistra per un buonismo insito negli elettori più ideologizzati. E così l’autorità dello Stato è svanita. Inoltre, i processi in corso, pur dovendosi celebrare, divengono inutili perché impossibilitati a comminare sanzioni. Nei precedenti post, ho spesso sottolineato il valore della legalità, concetto senza colore se non quello di ogni democrazia. Io detesto la demagogia e credo che farsi impietosire allorché qualcuno infranga le leggi, sia un messaggio pericoloso per gli equilibri del Paese. E’ vero che la legge non è uguale per tutti, tant’è che condanna solo i poveri disgraziati laddove “altri”, in un modo o nell’altro, mantengono la propria libertà. Tuttavia, aprire le porte lo trovo eccessivo. Come detto, è stato firmato da entrambe le fazioni, quindi la dialettica politica non appartiene al discorso. Questa legge dimostra semplicemente un’ assoluta incompetenza dei politici italiani, nonché dell’attuale ministro della giustizia, Clemente Mastella. Tra l'altro, non mi risulta abbia prodotto la tanto sbandierata ristrutturazione del sistema carcerario. La verità è che in Italia impera il dilettantismo, al punto che nessuno ha valutato la cosa più ovvia: se una persona delinqueva prima, non avendo cambiato la propria posizione socio-economica durante il carcere, ottenuta la libertà non avrà altra scelta che riprendere la vita di prima.
Spero che i nostri parlamentari la prossima volta contino fino a 10 prima di prendere certe “brillanti” decisioni…

martedì 15 maggio 2007

Un malcostume che genera equivoci e veleni

Archiviata la lotta per lo scudetto ancora prima che iniziasse il campionato, stabilite le squadre che parteciperanno alla prossima champions league, l’attenzione si concentra ora sulla lotta per non retrocedere. Per la cronaca, con Ascoli e Messina già in B, l’ultimo biglietto x l’inferno se lo giocano Chievo, Reggina, Torino, Livorno, Parma, Cagliari, Siena, Catania. I calcoli di classifica sono più complessi di un esame di astrofisica ed è qui che emerge il malcostume tipico italiano. A questo punto della stagione, infatti, ogni anno assistiamo a molte partite tra squadre assuefatte dal raggiungimento del proprio obiettivo contro altre che si giocano tutto. I risultati si falsano,le polemiche e i veleni nascono di conseguenza. Mi chiedo se sia possibile che professionisti affermati e strapagati non abbiano l’obbligo di onorare i propri impegni fino alla fine. Sinceramente, non capisco come si faccia a parlare di stimoli quando i calciatori non scendono in campo per divertirsi bensì per lavorare. Forse a questi “signorini” qualcuno dovrebbe ricordare che il calcio, per loro( purtroppo non per me, sapete che vita altrimenti…), è un lavoro. Giocare 90 minuti al 100% delle proprie possibilità è un dovere professionale, morale, mediatico. Invece, assistiamo sempre a partite quantomeno “equivoche”, a causa delle quali c’è chi potrebbe farsi molto male…non raggiungendo il proprio obiettivo per colpa di superficialità e buonismo, purtroppo sempre dietro l’angolo nel mondo del calcio e non solo.

domenica 13 maggio 2007

L'ipocrisia dell'istituzione ecclesiastica

Ho già parlato della strumentalizzazione che il Vaticano ha fatto del ruolo della famiglia. Mi vengono in mente altre situazioni in cui i valori propugnati da Gesù Cristo non abbiano trovato riscontro nelle politiche cattoliche. Innanzitutto, il Cristianesimo mette al centro della propria dottrina la pace universale. Tuttavia, non ricordo una parole fosse una, pronunciata da qualche cardinale circa l’intervento militare in Afghanistan piuttosto che in Iraq o in Libano. Probabilmente non avrebbero avuto un tornaconto economico, quello che hanno nel promuovere le scuole private. I cristiani dovrebbero essere tutti uguali, però la Chiesa spesso dichiara che dovrebbero essere stanziati più soldi alle scuole in cui ci vanno in pochi(ma gestite dal Vaticano) a scapito della scuola pubblica. Una “carognata” che certo non può far piacere a chi sinceramente crede nelle dottrine evangeliche. Inoltre mi risulta che lo stesso Vaticano sia ricchissimo ma i soldi non vengono ridistribuiti tra i fedeli, quindi cade anche la tesi della grande famiglia dei figli di Dio. E i partiti? La Democrazia Cristiana ha governato per 50 anni l’Italia, guadagnandosi l’appellativo di Moby Dick, la balena bianca. Ora, sulle sue rovine, sono nati vari partiti, alcuni dei quali hanno raggiunto anche posizioni di governo negli ultimi anni. Ma la dialettica e i compromessi della politica, Gesù li avrebbe voluti? Potrei andare avanti a lungo ma il concetto credo sia chiaro. La mia non è una posizione atea, anzi a contrario, forse è più coerente con i precetti cristiani di quanto non lo sia quella dell’istituzione ecclesiastica. La loro fortuna è che molti credenti praticanti sono ingenui, quindi non aprono gli occhi su questa realtà. Di conseguenza, il Vaticano oltre che ipocrita è anche vile, perché approfitta della buona fede della gente.

venerdì 11 maggio 2007

Il ruolo della famiglia, un equivoco che spiazza l'opinione pubblica

In occasione del suo ultimo viaggio in Brasile, Benedetto XVI è tornato sul tema della famiglia e delle convivenze civili. "E' necessario dire no a quei mezzi di comunicazione sociale che mettono in ridicolo la santità del matrimonio e la verginità prima del matrimonio", afferma. Il 12 maggio, i cattolici scenderanno in piazza a difesa del matrimonio tradizionale, nell’ambito del noto “Family Day”. Nel dibattito politico, coloro che sono contro i Pacs(o Dico), alimentano la propria posizione appellandosi al ruolo primario della famiglia. Comunque la pensiate circa le unioni civili, non potete dissentire con me su un punto: la Chiesa sta “giocando sporco”. Per difendere lo status quo, sta diffondendo paure immotivate all’opinione pubblica, fumo negli occhi degli ingenui. Nè la famiglia, nè i valori ad essa correlati, sono a rischio. Innanzitutto perché chiunque potrà sempre sposarsi con rito tradizionale. Poi, perché un’eventuale unione non matrimoniale, seppur con una formula giuridica differente, sarebbe costruita sulla medesima base e tenuta insieme dallo stesso collante: l’Amore. Infine, le statistiche dimostrano che in quasi tutti i Paesi dell’Unione Europea questa formula è attiva e le famiglie, anzichè distrutte, sono più tutelate che in Italia, sul piano dei sussidi connessi al suo mantenimento, come quelli destinati a lavoro, casa, allevamento dei figli, ecc. Se a questo si aggiunge che i parlamentari schierati sul versante clericale hanno 2-3 famiglie a testa, viene fuori un quadro estremamente incoerente con le tesi del Vaticano.
La Chiesa è interessata solo a mantenere un ruolo primario nelle celebrazioni nuziali, sa che subirebbe perdite in campo economico, politico e sociale. Detto questo, ognuno è libero di avere la propria idea sul tema, cercando,però, di non farsi confondere da tesi inesatte.

mercoledì 9 maggio 2007

Ivan Basso, un piccolo squarcio nel muro d'omertà

Ivan Basso, con le sua odierna conferenza stampa, successiva alle sue deposizioni in tribunale, squarcia il muro d’omertà che protegge il mondo dello sport, il ciclismo nello specifico. A dire il vero, le sue sono state confessioni parziali, avendo ammesso l’intenzione di utilizzare sostanze dopanti e non la concreta assimilazione delle stesse. Personalmente ho i miei dubbi, però ha comunque ammesso qualcosa e non è poco.
Ad oggi credo ci siano abbastanza elementi per affermare con certezza che tutti violano i regolamenti, abusando di farmaci proibiti. Il teorema è semplice: se gran parte dei ciclisti sono dopati, i ritmi di gara sono più elevati del normale. Segue che chi volesse rimanere “pulito”, non potrebbe competere. E’ probabile che gli atleti rimarrebbero senza contratto, qualora si opponessero. La colpa, quindi, non è loro, ragazzi ingenui, spesso scarsamente istruiti, pieni di speranze…Sono gli organizzatori che frodano, con l’appoggio delle società e dei loro medici. Sono coloro che dirigono il sistema che hanno interesse a mantenere ritmi forsennati, per lo spettacolo, il business. Sono loro che fanno finta, davanti a giornali e tv, di voler pulizia. Io credo che nel fango ci sguazzino volentieri, perché “the show must go on”, nonostante qualche squalifica “eccellente” ogni tanto.
Va precisato che gli affari del ciclismo non sono quelli di altri sport (es. il calcio), così è costante l’esigenza di tenere sempre i riflettori accesi su un grande campione, o meglio, ci vuole sempre un grande campione. E’ il Palazzo che chiede al miglior atleta del momento di andare oltre; è il Palazzo che gli chiede, forse gli impone, di drogarsi. Così è stato per Basso. Così fu per Marco Pantani, osannato dal mondo intero fino al giorno in cui, all’apice del successo, qualcuno decise di scrivere la parola fine, decise che Marco dovesse pagare per i misfatti di tutti, divenire il “capro espiatorio” di un mondo malato. L’uomo, oltre che il ciclista, da quel giorno iniziò a spegnersi lentamente, fino all’inevitabile epilogo del suicidio. L’episodio non è servito da esperienza, il “sistema” è rimasto immobile nonostante le apparenze, gli atleti vigliaccamente omertosi. La speranza è che da oggi il silenzia venga rotto, da tutti, piano piano. Il doping uccide chi lo usa, non chi ci lucra sopra. Spero che ognuno inizi a tirare fuori il carattere, per salvare se stesso, la passione dei tifosi, lo sport in genere. Quantomeno perché la storia non si ripeta…

lunedì 7 maggio 2007

La legalità come valore trasversale

Nel 2007, nell’era della globalizzazione, diventa sempre più attuale il tema dell’immigrazione. La dialettica politica genera due correnti di pensiero antitetiche tra loro: il cosmopolitismo e il nazionalismo. Il primo è caratteristico delle ideologie di sinistra, secondo le quali gli uomini nascono uguali, indipendentemente dai fattori sociali, economici, culturali, etnici che li contraddistinguono. Di conseguenza, considerando tutti cittadini del mondo, sono favorevoli ad aperte politiche immigratorie. Sul lato destro, invece, il senso di appartenenza alla propria nazione è molto accentuato, scaturendo in un atteggiamento di chiusura agli stranieri ( non xenofobia, lo preciso x evitare equivoci). Le due correnti dovrebbero essere accomunate da un tema: la legalità. Uso il condizionale perché troppo spesso questo concetto viene ignorato e i luoghi comuni attribuiscono alla destra “law and order”, mentre la sinistra è etichettata come anarchica, o quasi. Ovviamente non è così. La sicurezza e il rispetto delle leggi sono temi imprescindibili per ogni paese civile. Detto questo, è ovvio che chi entra poverissimo, disperato, privo di prospettive per il futuro, dovendo sopravvivere in qualche modo, non può che delinquere. Da qui l’esigenza di effettuare politiche restrittive all’immigrazione.
Personalmente non ho nulla contro chi non sia italiano, tuttavia detesto profondamente il “buonismo”. Il tema è molto delicato, quindi va trattato senza derive ideologiche, da un lato e dall’altro. Credo che bisognerebbe avere una lucida consapevolezza delle possibilità lavorative che lo Stato può offrire. Essendoci molti lavori umili che gli italiani non fanno, gli sbocchi occupazionali ci sarebbero. Una limitazione agli ingressi proporzionata alle risorse del Paese, credo sia l’unico punto d’equilibrio tra i due estremi.
A livello globale, il problema si risolverebbe eliminando le profonde disuguaglianze tra paesi ricchi e resto del mondo, così da evitare che vengano intrapresi “viaggi della speranza”. Questo è comunque un altro discorso, probabilmente più vicino all’utopia che alla realtà, volenti o nolenti.

domenica 6 maggio 2007

Nicolas et Ségolène, chapeau!

Sarkozy è il nuovo presidente della v repubblica francese, avendo ottenuto un successo netto nei confronti della rivale socialista Royal (53% contro 47%) E’ stata una sfida che ha appassionato i francesi, i quali hanno espresso la propria preferenza in massa. Tempo fa, dedicai un articolo a Ségolène nel quale espressi il mio assenso nei suoi confronti. Ha perso, è vero, ma contro un grande avversario, del quale ho ascoltato il primo discorso da inquilino dell’Eliseo. Da un lato, sono rimasto affascinato dalla consistenza delle idee espresse, dalla sostanza del contenuto delle stesse, dall’ampio respiro, dimostrando anche una capacità di spaziare tra i temi di politica internazionale. Dall’altro, ho pensato ai politici di casa nostra. Se i due francesi sono giovani, di bella presenza, innovatori all’interno della propria fazione politica, Berlusconi e Prodi sono vecchi, noiosi, privi di sguardo verso il futuro. Sul primo, stenderei un velo pietoso, visto che non sa dire altro che: “aboliamo l’ICI, sinistra di coglioni(il termine è suo), sono tutti contro di me(povero bambino…)”. L'altro, invece, mi auguro si dia una svegliata e dimostri di essere un leader, anche se so che non lo è. Intanto la Francia riscopre, attraverso l’interesse per la politica, la propria vivacità esistenziale. Noi ci teniamo i nostri dinosauri, loro progrediscono verso il futuro. E dire che l’Italia vanta grandi tradizioni politiche, artistiche, culturali (es. Antica Roma, Rinascimento, grandi poeti,ecc.). Di conseguenza, il fosforo nelle nostri menti ci sarebbe,basterebbe ricordarselo che meriteremmo di più... Per ora,un sincero Chapeau! ai “cugini" d’Oltralpe.

Abbattiamo l'ancien regime!

Il 14 Luglio del 1789, a Parigi, un’insurrezione popolare guidata dalla borghesia illuminata, sovvertì l’ordine costituito. Fu la fine dell’ ancien regime, il quale concentrava il potere nelle mani della nobiltà e del clero. Oggi siamo nel 2007 e i dinosauri monopolizzano l’Italia, dalla politica al mondo del lavoro in genere. Raggiunta una certa età, circa 60 anni, chiunque dovrebbe farsi da parte e consentire il ricambio generazionale. Non è possibile che la nostra società debba essere chiusa, oligarchica, reazionaria. Mi vergogno di far parte di un Paese in cui, alle ultime elezioni politiche, si sfidarono due settantenni. In cui il Presidente della Repubblica ha 82 anni. In cui i voti dei senatori a vita, 90 anni in media, abbiano il peso di decidere le sorti di un governo. Forse non tutti sanno che Andreotti è parlamentare fin dalla prima legislatura, nel 1948. Altrove, si sarebbe ritirato a vita privata da tempo. Contemporaneamente, i giovani di valore faticano ad emergere, in tutti i campi. In Spagna il premier è Zapatero (46 anni), in Gran Bretagna Blair (54), in Francia si sfidano Royal e Sarkozy( 52 e 54). L’Italia,evidentemente, è un Paese ancora arretrato. Le riforme sostanziali non verranno mai fatte, perché i tanti Palazzi hanno interesse a mantenere lo status quo. La celebre frase del Gattopardo: “cambiare tutto affinché nulla cambi”. Da noi, c’è gente che agita il pugno chiuso senza sapere che il comunismo non esiste più da 20 anni e c’è chi vuole ricreare la Democrazia Cristiana. Il mondo cambia, noi restiamo immobili. Forse noi italiani non siamo abbastanza svegli da evolverci. Noi siamo pur sempre gente semplice…il "sistema" non si scardinerà mai, gli scandali s'insabbiano, la meritocrazia è solo un miraggio, l'oligarchia è la triste e immutabile realtà.

sabato 5 maggio 2007

Calciopoli 2, stavolta con il calcio chiudiamo davvero

Al termine di questa stagione calcistica, è probabile che verrà aperto un nuovo procedimento disciplinare, sia sportivo che penale, noto come calciopoli2. Sarebbe l’ennesimo tentativo di ripulire un mondo in cui nessuno vuole pulizia. Infatti, se dal punto di vista calcistico l’Italia domina( vedi mondiali e champions), da quello istituzionale è notte fonda. I dinosauri Franco Carraro e Antonio Matarresse, l’incarnazione dell’ ancien regime, corrotto e oligarchico, mantengono ancora posti di potere. Giancarlo Abete, ex Vice di Carraro, è attualmente il presidente della Federazione. Potrei continuare all’infinito ma credo abbiate capito che dopo Calciopoli, a livello istituzionale, non è cambiato nulla. E a livello sportivo? Un disastro. Il coperchio del pentolone è stato scoperchiato parzialmente e sono state punite alcune squadre per dei comportamenti assolutamente normali per quel mondo. Fiorentina, Milan, Lazio, Reggina, Arezzo, sono state penalizzate, il campionato è stato orrendo come non mai e ingiustizia è stata fatta. La Juventus ha pagato più di tutti. Personalmente sono il primo a detestare Moggi e i suoi metodi, ma nessuno dice che con lui guadagnavano tutti: arbitri, dirigenti federali, dirigenti arbitrali, calciatori, società amiche. Ha pagato il corruttore con la sua squadra e i tantissimi corrotti no, almeno per ora. Se qualcuno non avesse ancora capito il concetto, lo esprimo più chiaramente: Se nel calcio italiano si vuole fare davvero pulizia, bisogna smettere di giocare. Non esistono “stinchi di Santo”, chi più chi meno, tutti hanno commesso, commettono, commetteranno irregolarità. Punire qualcuno per un episodio e rovinare il campionato, sapendo che certi comportamenti rientrano, volenti o nolenti, nella normalità, è una stupidaggine. Per fare pseudo-pulizia hanno rovinato il mondo del ciclismo: è noto che tutti si dopano, che chi non lo fa non ottiene neppure il contratto per correre. Tuttavia, ogni tanto puniscono qualcuno, rovinando le gare. Come il ciclismo rischia di finire il calcio, non per il doping, i passaporti falsi, le fideiussioni false, i bilanci truccati, ecc.(che pure ci sono) ma per altro che ancora in concreto non si è capito cosa sia. “Rapporti amichevoli” all’interno di una casta chiusa, di un’oligarchia, di un sistema clientelare, sono inevitabili. Basta ipocrisie!! Finché il “palazzo” sta in piedi, non cambierà nulla. O quasi…credo che stavolta, almeno noi tifosi, con il calcio chiudiamo per davvero.

venerdì 4 maggio 2007

La poesia del ghiaccio

Secondo alcuni ricercatori del Colorado, i ghiacci dell'Artico potrebbero sparire completamente in estate entro il 2020. Ecco, ci risiamo. La questione ambientale sta diventando sempre più presente nei media e nell’opinione pubblica, segno che qualcosa di serio deve esserci. Tuttavia il dibattito circa le responsabilità è controverso. Alcuni scienziati sostengono, infatti, che essa debba attribuirsi all’uomo per via dell’inquinamento, dell’industrializzazione e cose del genere. Discorsi vecchi come il mondo, non aggiungo nulla. Ciò che invece appare inusuale è la tesi opposta, cioè che la natura stia creando da se i propri mali. Esponenti autorevoli parteggiano per l’una e l’altra corrente di pensiero. Di conseguenza io, che non sono uno scienziato, ancor meno posso esprimere una verità inoppugnabile. Al di là delle discutibili cause, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti.
Stavolta lascio perdere i discorsi politici legati ai vari protocolli e mi soffermo sul lato estetico della questione. L’enorme foresta amazzonica, per esempio, è il polmone del mondo, la massima espressione di vegetazione lussureggiante. Eppure ogni anno è sempre meno verde a causa di un secolare disboscamento a fini commerciali. Un’immensa distesa di ghiaccio riflessa dal sole è fantastica, elegante, affascinante. Se la temperatura ai poli continuasse a salire, di questo spettacolo non resterebbe nulla. Immagino un orso bianco che rotola sulla neve, mi viene in mente la purezza, metafora di una immagine candida, quasi infantile. Questi animali, purtroppo, rischiano l’estinzione.
Beh, forse sto divagando ma resta lo splendore che la natura sa offrirci, ai poli come ai tropici, nel mare come in montagna, nelle grandi pianure come nelle immense foreste. Sarebbe un peccato rovinare tutto questo. Ovvio che la realtà sia molto più complessa, le mie sono solo riflessioni fantasiose. Mi viene in mente un bambino che sgrana gli occhi davanti a un onda che s’infrange, lui di questioni chimico-ambientali capisce poco, resta soltanto colpito dallo spettacolo cui assiste.

giovedì 3 maggio 2007

Quando l'ovvio diventa una conquista


La commissione affari costituzionali della camera ha approvato la norma sul conflitto d’interessi. Essa recita, in estrema sintesi, che chiunque sia proprietario di un patrimonio superiore ai 15 milioni di euro, qualora volesse ricoprire incarichi di governo, dovrebbe rinunciare alle proprie attività o affidarle ad una commissione di vigilanza. Così nessuno potrà più governare perseguendo il proprio tornaconto. In concreto, se Silvio Berlusconi dovesse tornare di nuovo al governo, dovrebbe disfarsi di Mediaset o affidarla ad un trust.
Immagino un marziano che atterri in Italia e apprenda questa notizia. “E allora? Dove sta la novità? E’ ovvio che sia così! Voi terrestri vi divertite a ripetere all’infinito cose scontate?”. Beh, a questo extra-terrestre, direi che da noi non esiste nulla che si possa dare per scontato. “ caro marziano, da noi un uomo dotato di enorme potere economico, politico e mediatico, ha governato per 5 anni, forse su Marte questo non accade ma noi siamo fatti così…”.
Preciso subito che non voglio fare propaganda contro Berlusconi, in questo articolo non c’è nulla di personale bensì la semplice constatazione dell’ ovvio. Se una persona deve amministrare gli affari pubblici non più avere interessi privati. Nessuno può essere ministro di se stesso. Non dico nulla di nuovo. Silvio poteva farlo e l’ha fatto. Noi Italiani siamo brava gente, siamo in buona fede…come i bambini abbiamo bisogno di sbattere il muso prima di capire. Meglio tardi che mai…

Il valore della satira

La satira è il termometro del livello culturale di un Paese e può essere definita come un genere letterario, o di altre arti, caratterizzato da un’avversione critica alla vita sociale, con l’intento di evidenziarne gli aspetti paradossali e schernirne le assurdità e contraddizioni etiche. Le sue origini storiche risalgono all’antica Grecia con Aristofane, alla cultura latina con Orazio. Inoltre, affinché assolva le proprie funzioni, deve essere pungente, incisiva, non offensiva ma quantomeno mirata verso un”bersaglio”. Per esempio, quella del Bagaglino non è satira, perché è troppo leggera, non colpisce nessuno, di conseguenza è pura comicità. Quella di Benigni, invece, è satira perché, pur con immensa classe e leggerezza, incide nei temi politici e sociali. Quella di Andrea Rivera, conduttore del concerto del 1 Maggio, che sta scatenando tante polemiche con Vaticano e mondo politico, è solo una cafonata fuori luogo, non per via del contenuto, più o meno condivisibile, ma della forma. Diverso fu il noto caso Berlusconi- Lutazzi, risalente a 5 anni fa e culminato con il cosiddetto Editto di Sofia. Infatti fu uno spunto, sfruttato dalle fazioni politiche, per polarizzare l’opinione pubblica, spaccandola tra chi sosteneva il primo ministro e il resto del mondo. Quindi strumentalizzazione, dal lato destro e anche sinistro. Il Presidente del consiglio fu incivile, la sinistra drammatizzò troppo, facendo di Daniele una bandiera, sventolata insieme a quella dei vari Santoro, Biagi, Guzzanti.
Qualcuno sostiene che coloro che si occupano di satira sconfinino a volte nella militanza politica e, di conseguenza, nell’illegalità per l’assenza di contraddittorio, specie sotto elezioni. A volte è vero, però credo si possa perdonare. Forse, ogni tanto, sarebbe opportuno che tutti abbassassero i toni, magari con qualche sorriso in più.Finché c’è satira c’è speranza…di democrazia.

Standing ovation!


Chi ha letto altre volte il mio blog, avrà intuito la mia predilezione sportiva per la Juventus, nonché la mia profonda avversione per l’Inter. Circa l’altra rivale storica, il Milan, nutro invece profondo rispetto, dovuto al prestigio, la storia e il valore tecnico di questa squadra. Negli ultimi vent’ anni, hanno indossato la maglia rossonera giocatori del calibro di Gullit, Van Basten, Weah, F.Baresi, Maldini, R.Baggio, giusto per citarne alcuni. In tale periodo il Milan ha vinto ben 4 Coppe Campioni ( più 3 finali perse). Inevitabile, perciò, una leale stima verso i veri avversari della Juve (non si offendano gli interisti). Stasera l’ennesima dimostrazione di un livello calcistico elevatissimo. Superiore in ogni parte del campo ai “spocchiosissimi” inglesi. Chi ha visto la partita e ama il calcio, non può non aver apprezzato le giocate di Kakà, Seedorf e compagni. Ora c’è il Liverpool per una finale dal sapore di rivincita, piatto che, notoriamente, va servito freddo. Sono passati due anni e la serata ingloriosa di Istanbul potrebbe rimanere, per il Milan, solo un brutto incubo, dal quale svegliarsi il 23 Maggio ad Atene. Se la squadra di Ancelotti sarà quella di stasera, il risultato è scontato. Per ora, solo una sincera “standing ovation”.

martedì 1 maggio 2007

Buon lavoro a tutti!

Oggi è primo maggio, la festa dei lavoratori. Una delle ricorrenze più significative dell’anno, poiché il lavoro costituisce il motore della vita dei cittadini dello Stato italiano, “Repubblica democratica fondata sul lavoro”(art. 1,costituzione ). Rappresenta il senso della vita e l’identità sociale di ogni individuo e di ogni famiglia. Per questo non mi piace la connotazione strumentalmente ideologica che ogni anno se ne da: la dialettica politica qui non ha motivo di esistere. E’ la festa di tutti, senza se e senza ma.
Chi scrive appartiene alla nuova generazione, quella del 3+2, dei contratti a tempo determinato, la globalizzazione, internet, la flessibilità economica. Per noi, vale più che in passato la formula del Leviatano di Hobbes: “homo homini lupus”. Il mercato del lavoro è una darwiniana lotta del più forte, un mare in cui ciascuno è squalo degli altri pesci. Le statistiche sentenziano che i giovani escono di casa più tardi, poiché più tardi divengono autosufficienti. Spesso mi capita di sentire persone, sotto i 30-35 anni, che si lamentano della propria occupazione. Spesso non ci si rende conto che la manna dal cielo non cade più (se mai è caduta) e molti pretendono di ottenere carriere professionali che non sono in grado di portare avanti , né spesso si meritano. Lavorare è già una fortuna, tutti dovrebbero saperlo. Un po’ di umiltà non farebbe male a nessuno…
Comunque la pensiate, buon lavoro a tutti!

Odysseus


Qualche giorno fa, qualcuno mi chiese perché avessi chiamato questo blog Odissea. Forse è il caso che lo spieghi.
La motivazione è innanzitutto connessa con la natura e le avventure di Ulisse, protagonista del Poema Omerico, che inizia, più o meno, come segue: “Cantami o diva dell’uomo dal multiforme animo che per il mondo andò vagando tanto a lungo…”. Nel mio articolo introduttivo scrissi che il contenuto del blog sarebbe stato pura vita. L’uomo che incarna l’essere umano in tutte le sue sfumature è proprio Odisseo. Infatti, le sue vicissitudini sono spinte da curiosità, coraggio, ingegno, sentimento, passione, cinismo, ecc.. Come declamò il poeta, egli era “uomo dal multiforme animo”. Poi, terminata la nota Guerra di Troia, andò vagando in mare per dieci anni, anche a causa di alcuni suoi errori, così come ognuno di noi paga i propri. Inoltre, durante la navigazione in mare aperto diretto praticamente verso l’ignoto, egli s’imbatté in luoghi e accadimenti sconosciuti prima, così come, un progetto di carattere giornalistico, interseca quotidianamente situazioni provenienti dall’immenso oceano della vita.
Infine, mi piaceva il gioco di parole scaturente dal verbo navigare: in mare così come in internet.

lunedì 30 aprile 2007

A volte l'alfabeto inizia dalla zeta

Tra i tanti paradossi del Mondo, uno dei più tristi e sanguinosi è quello dell’Africa, il continente più ricco del Pianeta. Tanto potenzialmente prospero, quanto realmente povero: a volte l’alfabeto inizia dalla zeta. Per secoli sotto il dominio coloniale straniero, dall'indipendenza molti stati africani hanno conosciuto forti instabilità, spesso sfociate in violente lotte per il potere e guerre civili, sia all'interno di ciascuno Stato, sia tra Stati confinanti. Da questi vuoti istituzionali hanno tratto giovamento i gruppi dirigenti locali, in collaborazione con le multinazionali e l’industria bellica. La natura ha generato qui diamanti, petrolio e oro: straordinarie premesse di sviluppo economico e benessere. Questa enorme torta viene invece spartita tra pochi, e la popolazione rimane in uno stato di estrema povertà, ignoranza, malattia, devastazione. Così, l’ordine costituito è inattaccabile. Tutti quei contributi, provenienti dal resto del Globo, sotto forma di aiuti umanitari o manifestazioni e organizzazioni varie, sono gocce in un oceano, che potrebbero dare il loro contributo se non finissero troppo spesso nelle mani sbagliate. Nulla mai cambierà perché è troppo importante che nulla cambi. Il mantenimento dello status quo avvolge tutto come il buio. Da queste parti la notte sembra infinita, il giorno tarda ad arrivare…

domenica 29 aprile 2007

Un debito salato da lasciare in eredità

E' necessario che anche nel nostro Paese si attui in fretta una politica seria per tagliare le emissioni di CO2. Lo dice in una nota il Wwf. Si tratta dell’ ennesimo allarme, lanciato da un’organizzazione ambientalista, circa il danneggiamento del nostro Pianeta. Chi scrive si è sempre, colpevolmente, disinteressato di questioni ecologiste, ritenendo che il problema non fosse poi così grave. Tuttavia mi sbagliavo. L’altro giorno in Groenlandia, a causa dallo scioglimento dei ghiacci, da una penisola è nata, come per incanto, un’isola. Il luogo comune dei luoghi comuni sostiene che non ci siano più le mezze stagioni; sarà pure una banalità ma io quest’anno sono stato al mare nel mese di Marzo: non è così normale…Questo clima sta diventando sempre più irregolare e forse sta incalzando la necessità di un intervento concreto. Ai nostri figli non vorrei lasciare in eredità solo debiti…da appianare salatamene col creditore usuraio del Pianeta Terra.
Nel l997 è stato firmato il famoso protocollo di Kyoto. Esso prevede l'obbligo in capo ai Paesi industrializzati di operare una drastica riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri cinque gas serra, precisamente metano, ossido di azoto, idrofluorocarburi, perfluorocarburi ed esafluoro di zolfo) in una misura non inferiore al 5,2% rispetto alle emissioni rispettivamente registrate nel 1990 (considerato come anno base), nel periodo 2008-2012. E’ entrato in vigore nel 2005 dopo l’adesione della Russia, poiché fu raggiunta la quota di 55 paesi aderenti. Provate a indovinare chi manca? I nostri amici americani, ovviamente. Bill Clinton aveva firmato il trattato che Bush non ha poi ratificato. Va da sè che l’assenza del Paese più industrializzato al mondo penalizzi l’intero progetto.
Forse bisognerebbe iniziare a pensare che il PIL, se pure importantissimo, non è l’unico parametro da valutare nelle delibere di politica interna e internazionale. Spero che i nostri figli non rischieranno la bancarotta per colpa dei debiti da onorare col Globo.

sabato 28 aprile 2007

Pianeta Terra, un computer che rischia il resettaggio


"Non si sa se ci sarà la terza guerra mondiale ma, se ci sarà, un’eventuale quarta sarà combattuta con le pietre". Questa frase non è mia bensì di uno un po’ più intelligente e autorevole di me: Albert Einstein . Per decenni si è parlato di deterrenza, quella situazione in cui due superpotenze, USA e URSS, non si attaccavano direttamente per evitare un conflitto nucleare. Più volte il Pianeta è stato sull’orlo del baratro, il vaso si è spesso riempito ma non ancora traboccato. Accade nel 1962,per esempio, la famosa crisi di Cuba con protagonisti Castro, Kennedy e Krusciov .Chi detenga la bomba atomica non si sa. Oltre ai noti colossi (USA e CINA su tutti), ogni tanto qualcuno, per darsi un peso strategico che altrimenti non avrebbe, millanta di possedere tale micidiale ordigno. L’unica cosa certa è che se qualcuno iniziasse sarebbe immediatamente seguito a ruota dagli altri. Gandhi diceva: "occhio per occhio… e il mondo diventa cieco". L’Italia, tra l’altro, ospita diverse basi militari statunitensi, ergo in caso di conflitto sarebbe un sicuro bersaglio. Le continue crisi a livello globale, come il conflitto Occidente-Mondo Arabo, generano continui allarmi in tal senso. E allora bisogna preoccuparsi? Secondo me, no. Chi non ha paura di morire muore una volta sola.
Inoltre, un' eventuale guerra atomica, ci eviterebbe lo strazio di parteciparvi…come detto, ci cancellerebbe del tutto, riportando la civiltà ad uno stato primordiale. In attesa che l’hardware dei nostri giorni venga resettato, pensiamo ad altro. La speranza è riposta in coloro che decidono i destini del mondo, nel caso riescano a mantenere sempre un certo buon senso, dote purtroppo molto rara.

Lo squallore non ha limiti

Ieri sera, intorno alle 9, alcune reti televisive hanno interrotto le trasmissioni x dare la linea ad una edizione straordinaria del telegiornale, dedicata alla sentenza definitiva del delitto di Cogne. La sentenza la conosciamo tutti e non la enuncerò, perché l’ho rimossa dalla mia memoria. Non volevo saperlo e non lo so più. Il concetto è il seguente: chi se ne frega!
Possibile che il popolo sia così stupido e morboso da interessarsi a queste cose? Possibile che fuori dal tribunale ci fossero file chilometriche a partire dalle 4 del mattino? Possibile che da 5 anni dobbiamo sorbirci i lamenti e i pianti della povera Anna Maria Franzoni? E’ ovvio che sia distrutta, perché ce lo testimoniano? Possibile che in Italia si dibatta da 5 anni circa la soluzione del giallo?
Che poi parlare di Cogne serva ad oscurarare i reali problemi del Paese, già lo scrissi in passato, parlando di disinformazione. Comunque, tutto quello che ho da dire sulla vicenda è: lo squallore non ha limiti…

venerdì 27 aprile 2007

Assolto!


Tutti a casa, abbiamo scherzato!! Dopo 12 anni di processo termina l’agonia di Silvio Berlusconi, proclamato innocente dalla sentenza odierna, quella definitiva, relativa al processo Sme. Non entro nel merito del processo perché solo i magistrati addetti al caso hanno tutti gli elementi per giudicare. Comunque, essere dichiarati innocenti non implica esserlo realmente. Preciso che non sono uno di quelli che passano la vita a parlar male di Berlusconi, non sono prevenuto: semplicemente non mi fido...
L’Italia, come ogni Paese democratico, è uno stato di diritto. Questo significa che chiunque è innocente fino a prova contraria ed è proprio qui che fa acqua il sistema giudiziario. D’accordo che senza prove non si può colpevolizzare nessuno, però non si può proclamare l’innocenza di qualcuno perché le prove non sono sufficienti. E’ pieno di personaggi “importanti” che sguazzano nel letame per tutta la vita ma, siccome i buoni avvocati trovano sempre i cavilli, non pagano mai per le loro malefatte. Berlusconi non è innocente. Sappiamo tutti come, partendo dal nulla, abbia scalato le gerarchie sociali fino a diventare uno degli uomini più ricchi e potenti al mondo. Per carità,ognuno ha i suoi scheletri;chi è senza peccato scagli la prima pietra...D’accordo. Però non vorrei assistere, a partire da oggi, ai soliti discorsi su complotti, giudici di parte, stampa avversa,ecc…già lo so che andrà cosi. Spero che Silvio dica ai suoi cani da compagnia (Bondi, Cicchitto, Gardini, ecc.) di evitare le consuete frasi fatte. Lui è uomo di mondo: incarta e porta a casa!

Italia, l'unico Paese in cui non si ammette...la vittoria

Il 9 Luglio, a Berlino, fu disputata la finale del campionato mondiale di calcio,vinta dall’Italia sulla Francia. All’epoca non avevo ancora un blog, quindi ne parlerò adesso, anche perchè la vittoria di un Mondiale è un evento che trascende la cronaca per collocarsi nella storia sportiva e sociale di un Paese.
La sensazione che mi trasmise il rigore di Grosso, quello decisivo, non la possono capire tutti. Solo chi ha vissuto la semifinale persa contro l’Argentina, a Napoli, in Italia ’90 può comprendermi.Qualcuno se la ricorda? Persa ai rigori in casa, con un clima ostile visto che i soliti “coglioni” napoletani ebbero la brillante idea di tifare per Maradona, quella sera nostro avversario. Solo chi ha vissuto la finale persa ai rigori con il Brasile a USA ’94, l’eliminazione da Francia ’98 ai rigori, la finale persa agli Europei 2000 all’ultimo minuto, l’eliminazione in Corea nel 2002 per mano del famoso arbitro Moreno, l’eliminazione dagli Europei del 2004 a causa della combine Svezia-Danimarca; solo chi, a causa di una sana passione sportiva, ha sofferto in tutte queste situazioni, può capire la liberazione che ha rappresentato il penalty realizzato dal giovane di Villa Raspa.
Voglio dire, inoltre, che la nazionale italiana è realmente la più forte al mondo, per caratura tecnica, gruppo, tradizione, prestigio. Tanti, atteggiandosi a pseudo-intelligentoni, dicono che l’Italia non meritava, che l’Italia, in fondo, ha eliminato solo l’Australia,e poi Materazzi e Zidane…ecc. Tutte farneticazioni!! Ho sentito uno che paragonava la vittoria azzurra a quella della Grecia nel 2004, un esempio del parlare a sproposito!!
La verità è che in Italia c’è troppa gente che, per darsi un tono, va controcorrente e così criticare l’Italia strameritatamente campione del mondo è diventato il nuovo sport nazionale. La coppa alzata da Cannavaro è l’unica verità inconfutabile.

giovedì 26 aprile 2007

Iraq, un pantano da cui non si esce


Il presidente Bush metterà il veto alla legge approvata dal Congresso che indica una scadenza alla missione delle truppe Usa in Iraq. Quindi, a quanto pare, dalle sabbie mobili non si esce. Ormai tutto il mondo, a distanza di anni, ha capito l’errore commesso dagli USA nell’intervento militare in Iraq.
Ora tutti sanno che gli eventi dell’ 11/9 non sono stati la causa della guerra bensì il pretesto per l’attuazione di un piano già pronto da tempo. Infatti, non c'era motivo di attaccare l’Iraq al fine di colpire i Talebani, i quali si trovavano in Afghanistan.
Ora tutti sanno che la giustificazione presentata all’ONU era inventata essendosi rivelate infondate le accuse a Baghdad di detenzione di armi “di distruzione di massa”. Quindi, diritto internazionale alla mano, la missione militare era illegale.
Ora tutti sanno che la guerra è durata un giorno ma il dopoguerra va avanti da anni in un Paese in cui, da allora, regnano anarchia e guerriglia. Col senno di poi…errore, dunque, anche strategico.
Tralascio i discorsi su pacifismo e stragi di civili innocenti perché il tema è delicato e troppo spesso se ne parla a sproposito scivolando nella retorica.
La realtà oggettiva è che l’Iraq è diventato un altro Vietnam ma con un’unica differenza: nel XXI sec. le informazioni girano e gli organi di stampa ufficiali non possono negare più di tanto la realtà delle cose. Anche il Congresso USA ha capito…ma dal pantano non si esce. Un giorno ne capiremo fino in fondo i motivi, i quali al momento si possono solo ipotizzare ma non delineare con certezza. Al di là delle cause, comunque, le conseguenze sono fin troppo evidenti

martedì 24 aprile 2007

Ma quest'uomo ci è o ci fa?

Aggiornati sondaggi rivelano che la popolarità della famiglia Bush è in calo. Da anni, inoltre, il presidente in carica G.W. Bush stava perdendo il sostegno dell’opinione pubblica. Questa disaffezione è stata testimoniata dalla netta sconfitta del partito Repubblicano alle ultime elezioni per il rinnovo del Congresso(l’equivalente del nostro Parlamento).
La domanda sorge spontanea: ma se ne accorgono adesso? Perché dopo 4 anni di Bush padre e 4 di Bush figlio, quest’ultimo è stato rieletto? Gli ambienti colti del Paese fiancheggiavano Kerry(il rivale Democratico) ,poi chi ha vinto lo sappiamo. Forse George rappresenta l’americano medio: un po’ ignorante, un po’infantile, un po’ disinteressato, il quale vota uno con la faccia da fesso che gli assomiglia…Forse non tutti sanno che il soggetto in questione era un pessimo studente con problemi d’alcolismo. Era la “pecora nera” della famiglia. Eppure è diventato l’uomo più potente del mondo. Io credevo che per essere presidente degli USA fosse necessaria un’intelligenza, un curriculum, una personalità che al mondo non avessero eguali. Come fa un imbecille del genere a sostenere tale prestigiosissimo ruolo? Misteri del mondo…
Qualcuno sostiene che le vicende dell’11/09 fossero state appoggiate dalla Casa Bianca, in modo da rendere il popolo coeso in un forte sentimento patriottico e favorire, così, il partito Repubblicano, ideologicamente vicino a posizioni nazionalistiche, nonché il presidente in carica, attorno al quale i suoi cittadini si sono stretti. Sia come sia, i bifolchi si stanno rendendo conto di chi hanno posizionato sulla cima del globo e noi “normali” continuiamo a porci la stessa domanda: ma quest’uomo ci è o ci fa?